Nei primi sei mesi del 2018 il Reddito d’inclusione (Rei) ha toccato “267 mila nuclei familiari raggiungendo 841 mila persone”. A questi si aggiungono i trattamenti per il sostegno all’inclusione attiva, ancora non trasformati in Rei, “erogati ad ulteriori 44 mila nuclei”. Lo rileva l’Inps, spiegando come nel complesso siano “stati raggiunti dalle misure contro la povertà circa 311 mila nuclei con il coinvolgimento di oltre un milione di persone”. Tornado al Rei, “la maggior parte dei benefici vengono erogati nelle regioni del Sud (70%)”.
L’importo medio mensile, pari a 308 euro, risulta variabile a livello territoriale, con un range che va da 242 euro per i beneficiari della Valle d’Aosta a 338 euro per la Campania. Complessivamente le regioni del Sud hanno un valore medio del beneficio più alto di quelle del Nord di 53 euro (+20%) e del Centro di 38 euro (+13%). L’importo medio varia sensibilmente, per costruzione della misura, per numero dei componenti il nucleo familiare, passando da 178 euro per i nuclei mono componenti a 435 euro per i nuclei con sei o più componenti.
Il lavoro cambia e mutano i pesi sul piatto della bilancia tra collaboratori e lavoratori dipendenti: tra il 2015 ed il 2016 sono crollati i cocopro, i collaboratori occasionali e gli associati in partecipazione ed è aumentato il numero di chi è andato ad infoltire le schiere dei lavoratori dipendenti privati. Ad incidere gli interventi legislativi degli ultimi anni. È quanto risulta dal Dossier dell’Inps sugli effetti del Jobs act che prende in considerazione gli anni tra il 2010 ed il 2016. Lo studio sugli andamenti della gestione separata per i lavoratori autonomi è stato elaborato, spiega l’Ente per rispondere alle richieste del Comitato amministratore del Fondo parasubordinati. In dettaglio, tra il 2015 ed il 2016 i collaboratori a progetto sono diminuiti del 54% passando da 376.774 a 173.801 e, nello stesso anno si sono ridotti notevolmente anche i collaboratori occasionali (-59%) e gli associati in partecipazione (-58%) nel 2016 rispetto al 2015. «Una buona parte di queste riduzioni è dovuta ad una transizione in lavoro alle dipendenze», si legge nel dossier che mostra un calo complessivo totale di tutti i rapporti di collaborazione passati complessivamente da 1.111.684 nel 2015 a 917.888 del 2016 con un reddito salito dai 20.475 euro ai 22.849 di media con punte verso l’alto in Veneto, 28.387 euro, e in basso in Calabria con 10.735 euro. Nel 2015, inoltre, unico anno nell’arco di sei (tra il 2010 e il 2016) la quota di quelli che cessano di essere parasubordinati per diventare l’anno successivo lavoratori dipendenti privati a tempo indeterminato è più della metà, il 60,8%: un dato che secondo l’Inps «è soprattutto ascrivibile, alla cosiddetta decontribuzione triennale».