“Ivrea, la città ideale della rivoluzione industriale del Novecento, è il 54esimo sito Unesco italiano – ha detto il titolare dei Beni e delle attività culturali, Alberto Bonisoli – Un riconoscimento che va a una concezione umanistica del lavoro propria di Adriano Olivetti, nata e sviluppata dal movimento Comunità e qui pienamente portata a compimento, in cui il benessere economico, sociale e culturale dei collaboratori è considerato parte integrante del processo produttivo”.
La città piemontese bagnata dalla Dora Baltea rappresenta un esempio distintivo della sperimentazione di idee sociali e architettoniche sui processi industriali, un’esperienza innovativa di a livello mondiale che oggi, dal passato, si proietta verso il futuro guardando ad un’importante riqualificazione.
“Un riconoscimento – ha sottolineato l’assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte, Antonella Parigi – non solo per la città e per il territorio dell’Eporediese, ma soprattutto ad una candidatura che ha saputo raccontare una città e la sua storia proponendo un mondo fatto di amore per l’essere umano, di comunità e armonia tra tecnologia e ambiente. Una visione che dovrebbe far riflettere il nostro presente e la politica attuale. Un ringraziamento va a tutti quelli che, come noi, hanno lavorato a questo progetto: l’ex Sindaco di Ivrea Carlo della Pepa che per primo ci ha creduto, la Città di Ivrea, la Fondazione Adriano Olivetti, la Fondazione Guelpa, la Città metropolitana, il Mibact. Questa è solo una partenza: ora comincia il lavoro per far sì che questo riconoscimento diventi un patrimonio comune e parte integrante della visione per lo sviluppo e il futuro di Ivrea e dell’Eporediese”.
Un viaggio iniziato nel 2008, su iniziativa del Comune di Ivrea e della Fondazione Adriano Olivetti, da cui ha preso vita il progetto che ha visto un primo traguardo nel maggio 2012 con l’iscrizione di “Ivrea città industriale del XX secolo” nella lista propositiva nazionale (Tentative List) Unesco. Le parole chiave della candidatura sono state: storia, appartenenza e futuro. Espressioni che vogliono conservare e tramandare una memoria eccezionale insieme all’impegno di rinnovamento per le prossime generazioni.
La città industriale di Ivrea è stata realizzata negli anni compresi tra il 1930 ed il 1960, secondo un disegno alternativo alle esperienze nazionali ed internazionali del XX secolo e che si sono sviluppate secondo due diversi modelli: da una parte le company town e le esperienze dei villaggi operai, dall’altra i sistemi industriali che si insediano in grandi conurbazioni urbane e che con la loro politiche di produzione incidono in modo invasivo sui processi sociali. La città di Ivrea si pone come esempio eccezionale sia rispetto alla qualità della soluzione proposta che rispetto alle modalità di attuazione.
La candidatura è costituita dall’ insieme delle realizzazioni architettoniche e urbane collegate al progetto industriale e socio-culturale di Olivetti. Consiste in un complesso di edifici progettato dai più famosi architetti ed urbanisti italiani del Novecento, riconoscibile nel tessuto urbano in un disegno complessivo, pur nella selezione dei suoi elementi maggiormente significativi. Si distinguono aree ed edifici propriamente industriali, aree ed edifici destinati alla residenza e ai servizi sociali. Tale zona è identificabile principalmente lungo l’ asse di Corso Jervis, sede degli edifici per la produzione, per i servizi sociali destinati alla fabbrica e alla città, nonchè per le residenze che sono da considerarsi tra gli esempi più significativi della politica innovativa varata dalla Olivetti .
Il patrimonio architettonico di Ivrea rappresenta una tappa fondamentale per l’identificazione di quei repertori dell’architettura e dell’urbanistica del secondo Novecento che costituiscono i diversi modi attraverso cui le culture tecniche tentano di dare risposta alla questione della regolazione della crescita affrontata dalle città e dai territori investiti dai processi di industrializzazione. Un’economia dal volto umano dove l’azienda tiene conto degli interessi delle comunità, dei lavoratori e del territorio.