Il quadro d’insieme delineato dal Cnel nel documento sulla “Qualità dei servizi pubblici offerti dalle PA centrali e locali ad imprese e cittadini 2017” sottolinea come qualità dei servizi della Pubblica Amministrazione negli ultimi cinque anni sia migliorata sebbene si registrino ancora differenze tra le diverse aree geografiche del Paese. L’analisi dei principali indicatori posiziona l’Italia al passo dei Paesi Ocse e Ue, ma restano criticità importanti nei settori dell’Istruzione, nella Ricerca e Sviluppo e nei Servizi alle imprese. Registrati, per contro, miglioramenti in termini di efficienza nel campo della sanità, della sicurezza, nonché nell’utilizzo delle energie rinnovabili. Problematici, invece, gli adempimenti di carattere fiscale, così come persistono ancora grandi criticità nelle procedure della Giustizia.
Un miglioramento sensibile, benchè non generalizzato, è riscontrabile nell’ambito della capacità di regolazione delle Amministrazioni pubbliche e delle procedure a esse connesse. Quest’ultimo dato trova conferma anche nell’indicatore sintetico “Ease of doing business” elaborato dalla Banca mondiale che segnala negli ultimi anni un posizionamento più avanzato del nostro Paese (passato dall’87esimo al 46esimo posto nel ranking complessivo). L’Italia resta però fanalino di coda nei tempi di pagamento alle imprese nonostante il decreto legge 35/2013.
La Relazione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro sottolinea inoltre come negli ultimi anni la PA italiana si sia mossa in un contesto in cui, inevitabilmente, hanno continuato a prevalere le ragioni del risanamento finanziario (riduzione del disavanzo pubblico, stabilizzazione e poi calo del debito pubblico, entrambi gli aggregati standardizzati rispetto al Pil). La dimensione dell’intervento pubblico, in termini sia di valori di spesa primaria, sia di occupati, è andata riducendosi in modo visibile. Una maggiore attenzione all’efficienza dei processi amministrativi in un’ottica di “spending review” ha potuto attenuare (ma non eliminare) la tendenza alla riduzione dei servizi.
Appare rilevante nel rapporto tra PA, cittadini e imprese il ruolo di una potenziata disciplina della trasparenza che integra l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni erogate dalle PA centrali e locali, con particolare riferimento alle azioni di prevenzione e contrasto della corruzione e della cattiva amministrazione. Vediamo poi come la costruzione e l’aggiornamento costante della sezione “Amministrazione trasparente” sui siti della PA si presentino particolarmente impegnative per le amministrazioni, con risultati ancora insoddisfacenti al fine di raggiungere gli obiettivi previsti dalla norma, in una logica di apertura e d’innovazione.
In tema di prevenzione della corruzione risulta crescente il ruolo dell’Anac che ha aiutato a ripensare il rapporto tra prevenzione della corruzione e qualità nei servizi pubblici con la finalità di dimostrare come la riduzione dei rischi di corruzione o di altre forme di illegalità concorra a un’allocazione ottimale delle risorse e alla prestazione di servizi adeguati ai cittadini.
Nella Relazione del Cnel viene presentato un primo elenco di indicatori elaborati dall’Anac per segnalare eventuali patologie, anche connesse a fenomeni di corruzione o “favoritismo”, che se concretamente adottati dalle PA potrebbero rappresentare un valido strumento per prevenire e correggere distorsioni nella gestione dei contratti connessi ai servizi pubblici. La “Relazione annuale sulla qualità dei servizi offerti dalle PA centrali e locali a imprese e cittadini 2017” è stata elaborata con il supporto del Ministero della Salute, Ministero della Giustizia, Mise, Dipartimento della funzione pubblica, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Anac, Cnr CoGeAPS, il Consorzio di Gestione delle Professioni Sanitarie, Anci, Cassa Depositi e Prestiti, Sace, Simest; Unioncamere, l’Istituto per il Commercio Estero, Sna, la Scuola nazionale dell’Amministrazione Pubblica, le Università di Pisa, Università Bocconi, Università di Roma La Sapienza e la Scuola di Specializzazione in studi sull’Amministrazione pubblica dell’Università di Bologna.