Parte il 30 aprile la riduzione delle macchinette mangiasoldi sul territorio nazionale, come previsto dalla ‘Manovrina’ 2017. A partire da quella data i gestori delle sale da gioco avranno sei mesi di tempo per distruggere o vendere, anche all’estero, le slot. Lo stabilisce un decreto dell’Agenzia dei monopoli dello scorso 30 marzo. Rimane, tuttavia, inattuata la riduzione del 50% degli esercizi che detengono slot, contemplata dall’intesa Stato-Regioni del 7 settembre 2017, cui doveva far seguito un decreto attuativo entro il 31 ottobre scorso. Ma il provvedimento non è stato effettivamente varato. Dunque, un complesso iter normativo segnato da alti e bassi. Ecco perché l’azione di contrasto del fenomeno si è spostata a livello regionale e comunale, producendo leggi, regolamenti e ordinanze ancor più restrittivi. Azione rafforzata dalla circolare del Ministro dell’interno, Marco Minniti, che impone ai questori di tenere in conto, in sede di rilascio delle licenze per le nuove sale gioco, delle normative regionali e comunali. Intanto, fioccano le sentenze dei Tar e del Consiglio di Stato avverse ai ricorsi dei gestori.
Una mappa dettagliata dei Comuni che in questi mesi hanno prevalso nelle controversie giudiziarie l’ha stilata il quotidiano L’Avvenire. In Piemonte, ad esempio, cita i Comuni di Nichelino e Gravellona Toce; in Lombardia di Mantova, Bussero, Vertemate, San Martino Siccomario, Caronno Pertusella e Cene; in Veneto di Venezia, Verona , Salvezzano Dentro, Castelnuovo del Garda, Bassano del Grappa e Cassola; in Emila Romagna di Sassuolo; in Toscana di Pietrasanta; in Umbria di Perugia; in Puglia di Galatone, Ginosa e Melendugno, oltre alla stessa Regione; in Sardegna di Cagliari . A Brescia e Livorno, invece, i Comuni hanno perso. Quali le motivazioni prevalenti delle sentenze? In genere si parla di «pericolosità dell’attività per l’ordine pubblico” e soprattutto, di “principio costituzionale di libera iniziativa economica che deve essere bilanciato e contemperato con gli altri diritti di rango costituzionale, tra i quali viene in rilievo il diritto alla salute, compromesso dal fenomeno della ludopatia», nonché di « libertà d’iniziativa economica che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recar danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana». Mentre la giurisprudenza va avanti, nel frattempo i Comuni procedono con la mano pesante mediante multe e sequestri, così che diverse sale da gioco decidono di chiudere i battenti.