Miliardi di pezzi di plastica, 800mila tonnellate di rifiuti: la gigantesca isola d’immondizia galleggiante sul Pacifico è grande almeno cinque volte e mezzo l’Italia, secondo uno studio recentemente pubblicato, una situazione ben peggiore a quanto finora stimato. La produzione di plastica supera i 320 milioni di tonnellate l’anno e una parte di questi sacchetti di plastica, bottiglie, imballaggi, reti da pesche, si accumula in diversi punti dell’oceano trasportata dalle correnti marine fino a formare delle colossali isole di spazzatura, estremamente pericolose per le specie marine e l’ecosistema. Il più grande di questi vortici, noto come il Great pacific garbage patch (GPGP), che si trova a metà strada tra Hawai e la California, è stato messo sotto la lente d’ingrandimento dei ricercatori della rivista Scientific Reports. Calcolando che ogni chilometro quadrato contiene all’incirca un chilogrammo di plastica, questo grande bidone della spazzatura del Pacifico si estende per 1,6 milioni di km2, con circa 1.800 miliardi di pezzi di plastica e un peso complessivo di 80.000 tonnellate. E ciò che è peggio, “aumenta in modo esponenziale”, come ha spiegato Laurent Lebreton, responsabile dello studio. Queste stime significano che l’isola di spazzatura è tra le 4 e le 16 volte superiore a quella calcolata negli studi precedenti. L’unica buona notizia è che i rifiuti, che sono per buona parte materiale da pesca abbandonato, ma di dimensioni superiori ai 5 centimetri, sono tali da risultare catturabili dai sistemi di bonifica, in procinto di realizzazione, elaborati da una start up olandese, la Ocean Cleanup Foundation.