Secondo i dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, la presenza femminile nella pubblica amministrazione è in netto aumento rispetto al passato, infatti, nel 2016, ha superato quella maschile raggiungendo il 56,6% del totale del personale addetto. Un dato, tuttavia, non omogeneo per tutti i comparti. Alla guida dei Comuni, ad esempio, nonostante si registri un forte incremento rispetto al 1986, il dato attuale resta fermo al 13,46% di Sindaci donna che amministra il 15,53% della popolazione italiana. Nello specifico, la popolazione amministrata da donne è pari a 9.408.387 (dati Istat – 2017). Quindi, il numero dei Sindaci donna, pur essendo di molto superiore rispetto a trent’anni fa, calcolato sugli attuali 7.955 Comuni, è di 1.071 (dati – Comuniverso). Nel 1986 erano solo 145. Il record positivo spetta alle province di Trieste, Ferrara, Bologna, Biella e Rimini, quello negativo a Caltanissetta, Brindisi, Prato, Ragusa e Taranto.
Complessivamente, in base a un’indagine dell’Anci, la presenza femminile nelle amministrazioni comunali, tra Sindaci, assessori, presidenti del consiglio comunale e consiglieri comunali, è pari a un’unità su tre: 33.426 su 108.507. Quasi la metà delle donne è laureata (tra i colleghi maschi la quota è del 31%) e una su tre ha meno di 36 anni (la quota maschile è del 17%). Questo risultato è frutto di tanti piccoli e grandi passi. La legge 120/2011 Golfo-Mosca sulle quote di genere ha imposto all’attenzione del legislatore e dell’opinione pubblica il tema delle pari opportunità. Sul piano amministrativo è stata determinante la legge 215/2012 che ha introdotto per gli organi elettivi e di governo degli enti locali la doppia preferenza di genere e la presenza nelle liste elettorali di entrambi i generi in misura non inferiore a un terzo. La conferma finale è arrivata poi nel 2016 con la legge numero 20, che obbliga tutte le Regioni a introdurre nelle loro leggi elettorali sia la proporzione 40/60 nelle liste, sia la doppia preferenza di genere.
Proprio in occasione dell’8 marzo a Milano, l’Anci sottoscrive con il Sindaco Giuseppe Sala il “Patto dei Comuni per la parità e contro la violenza di genere”. Un impegno che parte dal pieno riconoscimento della Convenzione di Istanbul, già ratificata dall’Italia con la legge n. 77/2013, e delle sue quattro P: prevenzione, protezione delle vittime, perseguimento dei colpevoli e attuazione di politiche integrate. L’articolo 1 del Patto è indicativo del programma: “Progettare in modo trasversale, nei vari ambiti amministrativi, politiche pubbliche che riducano la disparità ed assicurino il rispetto delle differenze affinché siano garantite le pari opportunità fra donne e uomini (mainstreaming) e percorsi di empowerment per le donne”.
A tal proposito, il sindaco di Bari Antonio Decaro, presidente dell’Anci, dichiara: “Noi amministratori accettiamo la sfida più grande: la lotta, senza se e senza ma, alla violenza contro le donne. Lo faremo sostenendo i centri antiviolenza e le case rifugio già presenti sul territorio, facendo in modo che possano essere ampliati e ne possano nascere di nuovi”.