Si è aperto ieri a Kuala Lumpur, in Malesia, il IX Forum urbano mondiale sulle città (7-13 febbraio), che vede la partecipazione di decisori politici, dirigenti dei governi locali, Ong ed esperti nel settore dello sviluppo urbano sostenibile. A quindici mesi dall’annuncio della nuova Agenda urbana alla conferenza Habitat III delle Nazioni Unite in Ecuador, il Forum si concentra adesso sul conseguimento degli obiettivi del Programma 2030 per città inclusive, innovative, resilienti. E quella relativa alla resilienza non è una policy aggiuntiva che si affianca ai settori esistenti, ma piuttosto un paradigma che può avere un impatto sulle politiche urbane nel loro insieme, per accompagnarne formulazione e valutazione di medio e lungo periodo.
Le città sono motori di crescita e innovazione che al tempo stesso si trovano a dover affrontare sfide sempre nuove. Gli obiettivi programmatici 2030 sono tanto ambiziosi quanto ineludibili e su molti di questi target ogni città gioca un ruolo di primaria importanza, essendo il livello territoriale quello in cui più si concentrano i problemi di natura sociale ed economica, ma anche il luogo dove poter trovare le competenze e le risorse per risolverli.
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d’azione ad ampio raggio che mette al centro le persone ed il pianeta. Un impegno sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu, che comprende 17 obiettivi per un totale di 169 diversi traguardi da conseguire. Le finalità per lo sviluppo sostenibile fanno seguito ai risultati di sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti e che rappresentano mete comuni come la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico.
Le città sono organismi sensibili, fulcro di nuove idee per la cultura, la scienza, la produttività, lo sviluppo sociale ed economico. Tra le sfide poste dall’ambiente urbano vi è anche il traffico, la scarsità di fondi per fornire i servizi di base, la mancanza di alloggi, il degrado delle infrastrutture. Ma una città intelligente è quella capace di definire i piani d’azione per superare la crisi, risolvere i problemi, riqualificarsi e raggiungere in progressione i migliori risultati. Per città inclusive, resilienti e innovative tra gli obiettivi programmatici dell’Agenda 2030 vi è quello di garantire a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti partendo dalla riqualificazione dei quartieri degradati. Entro dodici anni, inoltre, dovrà essere garantito a tutti l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile, migliorando la sicurezza delle strade, in particolar modo potenziando i trasporti pubblici, con un’attenzione specifica ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili: bambini, persone con invalidità e anziani; potenziare un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificare e gestire in tutti i Paesi un insediamento umano che sia partecipativo, integrato e sostenibile; potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo; ridurre in modo sostanziale le perdite economiche dirette rispetto al prodotto interno lordo globale causate da calamità, comprese quelle legate all’acqua, con particolare riguardo alla protezione delle persone più vulnerabili; diminuire l’impatto ambientale negativo pro-capite delle città, prestando particolare attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti; fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi; supportare i positivi legami economici, sociali e ambientali tra aree urbane, periurbane e rurali rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale; supportare i Paesi meno sviluppati, anche con assistenza tecnica e finanziaria, nella costruzione di edifici sostenibili e resilienti utilizzando materiali locali.
Tanti, insomma, gli equilibri da armonizzare al servizio delle persone e dell’ambiente, con la prospettiva di una migliore qualità della vita per tutti i cittadini anche grazie a politiche che mirino a includere le autorità locali e le stesse comunità nel complesso ciclo della gestione dei rischi, promuovendo l’impegno e la leadership dei singoli territori.