L’Italia conquista il secondo posto in Europa nel mercato della robotica. Questo è uno dei dati principali che emerge dal report dell’Istituto per la Competitività I-Com, “Il futuro dell’industria europea. Digitalizzazione, Industria 4.0 e il ruolo delle politiche nazionali ed europee”. L’Italia spinge, dunque, l’acceleratore nella vendita di robot industriali per il settore manifatturiero e raggiunge una quota di mercato del 2,6% a livello mondiale, seconda in Europa solo alla Germania, che ha una quota del 7,9%, e battendo la Francia, al terzo posto con l’1,2%. Questi sono i tre paesi che hanno maggiormente contributo a fare del Vecchio Continente il secondo mercato della robotica al mondo, dopo l’Asia.
In particolare, in Italia le vendite hanno raggiunto un record di 6.700 unità nel 2015, con una crescita del 7% che ha compensato il calo del triennio 2010-2013. Da qui al 2019 sono previsti numeri record con un balzo delle vendite a 9.000 unità (+34%). Il Belpaese, tuttavia, “mostra ancora ritardi sul fronte dell’Industria 4.0, rispetto al contesto internazionale, a causa del divario in materia di reti di connessione e sulle competenze della forza lavoro”.
“Non c’è dubbio che il futuro dell’industria europea sia di importanza strategica”, ha ricordato l’ambasciatore Giovanni Pugliese, durante l’iniziativa organizzata per il lancio del report al Parlamento europeo, sottolinenando che “l’industria costituisce il driver principale della crescita europea”. “Di fronte ai giganti asiatici l’unica risposta possibile è fare sistema con i principali Paesi Ue, a cominciare dalla Germania”, ha invece precisato da Empoli. Ne è convinta anche Patrizia Toia, eurodeputata socialista: “Lo sviluppo di un’industria 4.0 competitiva è un passo fondamentale e ciò che serve, a livello europeo, è incoraggiare la convergenza tra i diversi sistemi nazionali”. “C’è bisogno di un framework comune – ha precisato Toia – perché le divergenze tra stati possono danneggiare le industrie nazionali”. Per questo, l’europarlamentare ha promosso insieme ad altri colleghi una proposta di risoluzione che è stata approvata dal Parlamento europeo nel luglio scorso e in cui la Commissione europea viene invitata a elaborare una politica industriale comune.
La forza dell’Italia – secondo il report – è una significativa integrazione di robot nella propria attività industriale, ma la sua quota di mercato è destinata a ridursi nei prossimi due anni (al 2,2%), a causa di un deciso incremento dell’Asia, con il boom della Cina che dovrebbe raggiungere una quota del 38,6% nel 2019, rispetto al 27% del 2015, passando da 254 mila a 414 mila unità). Già oggi, il 63,3% delle vendite si concentra in Asia e in Australia, contro il 19,7% dell’Europa. Sul fronte dello sviluppo delle infrastrutture, il nostro paese deve accelerare il passo. Secondo l’Indice di I-Com, che misura il grado di preparazione dei Paesi europei all’Industria 4.0, sulla base della diffusione di tecnologie, la Finlandia è al top della classifica, seguita da Paesi Bassi, Germania e Danimarca. L’Italia è solo al diciottesimo posto, più vicina ai Paesi dell’Est che registrano le performance peggiori (Romania e Bulgaria).
“Da alcuni segnali, rafforzati negli ultimi mesi, con l’impegno del governo e delle imprese, possiamo senz’altro dire che il sistema Italia si stia muovendo nella giusta direzione – sostiene il presidente di I-Com, Stefano da Empoli -. Non dobbiamo però sottovalutare la portata della sfida, specie rispetto alle competenze necessarie per avere successo nel nuovo ecosistema e alla connettività, dalla banda ultra larga al 5G. Di fronte ai giganti asiatici l’unica risposta possibile è fare sistema con i principali Paesi Ue, a cominciare dalla Germania”.