Navi italiane saranno inviate a controllo delle acque libiche per dare supporto ai mezzi della guardia costiera locale. Una missione militare che l’Italia sta organizzando dopo avere ricevuto formale richiesta da parte del primo ministro libico Fayez al-Sarraj. Ne ha parlato il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, intervenendo due giorni fa in audizione alle Commissioni riunite Esteri e Difesa del Senato sulla lotta contro il traffico di esseri umani nel Mediterraneo. Il titolare dell’Interno esponendo punto per punto quando discusso durante le riunioni di Tallinn e Tunisi, ha tenuto a precisare come vi sia stato una piena convergenza tra i rappresentanti dei diversi Paesi dell’Ue riguardo alla questione dei flussi migratori, una strategia che deve, di fatto, essere giocata essenzialmente dall’altra parte del Mediterraneo.
“Se si vogliono governare i processi e non subirli – ha detto Minniti – bisogna intervenire nei luoghi di partenza e di transito”. l’Unione europea guarda ora ad un intervento strategico in Africa settentrionale e soprattutto in Libia lungo diverse direttrici: “La prima consiste nel rafforzamento del controllo delle acque territoriali libiche ed il secondo aspetto parte dall’idea di affrontare il tema del rispetto dei diritti umani in Libia – ha aggiunto”. “Tredici Sindaci ci hanno presentato dei piani con la volontà di essere aiutati ad accogliere le persone, ad essere distinte dai trafficanti e per poterle rimpatriare nei Paesi di provenienza. Sappiamo – ha detto ancora il ministro – che il traffico di essere umani è uno dei pochi circuiti economici che funzionano e stroncarli vuol dire innescare un circuito positivo. I Sindaci, nella seconda metà di agosto, verranno a Roma per vedere come andare avanti su questi progetti”. Un altro aspetto riguarda, poi, il confine sub-sahariano e lì “C’è un lavoro molto importante da svolgere da parte dei Paesi di confine come Algeria, Ciad, Niger e Mali che non a caso erano alla conferenza di Tunisi. Il confine vero dell’Europa, quello più a sud, non è l’Italia. Chi lo pensa sbaglia. Ed è cruciale per due aspetti: primo per il traffico di esseri umani, da lì passa il flusso che arriva in Libia. Il secondo riguarda il contro-terrorismo. Nel momento in cui l’Isis perde a Raqqa il passaggio verso il confine sub-sahariano è di stringente attualità”.
In questo quadro d’insieme si colloca anche un’altra importante partita: quella della stabilizzazione della Libia e “In tal senso va l’iniziativa francese dei giorni scorsi che spero possa essere realizzata – ha aggiunto il titolare dell’Interno -. Tutto quello che va verso la stabilizzazione in Libia è pratica concreta. Il fatto che il primo ministro libico sia venuto qui per fare il punto lo considero importante. Non c’è contraddizione concettuale tra stabilizzazione della Libia e contrasto al traffico di esseri umani”.
“C’è poi il tema dell’accoglienza e dei rimpatri – ha continuato Minniti -. Al momento abbiamo poco più di 94.000 arrivi rispetto all’inizio di quest’anno, il 6,9% in più rispetto al 2016. Il 4 luglio era al 19,38%. Vorrei segnalare ancora due cose: la prima che nei giorni scorsi abbiamo fatto un incontro con l’Associazione dei comuni italiani per gestire il flusso migratorio. Il secondo è che per quanto riguarda i rimpatri a Tallinn si è decisa una doppia cosa: sui rimpatri ci deve essere una regia europea che l’Italia ha sempre caldeggiato e l’Ue ha deciso di utilizzare lo strumento dei visti legali. Stabilire che l’intera Ue lo utilizza è importante perchè possono essere congelati e rappresentare uno strumento di pressione significativo e mai assunto. Un’altra questione riguarda poi un rilancio delle ri-location che stabiliscono che non è possibile sottrarsi unilateralmente. L’Italia al momento ha circa 8.000 rilocabili di cui 350 già autorizzati. Un meccanismo che può cominciare a funzionare per alleggerire la pressione”.
Vi è, infine il tema relativo alle operazioni nel Mediterraneo centrale, dove è stato predisposto un codice Ong approvato all’unanimità in sede europea, insieme ai principali stakeholders.
E’ stata aperto un un dialogo con le Ong che riprenderà in questi giorni. “Ritengo il codice di comportamento essenziale per questioni relative alla sicurezza del nostro Paese – ha precisato il ministro -. Nel momento in cui più del 40% delle persone salvate arriva in Italia con navi Ong, cambiando gli equilibri rispetto alle navi militari penso sia doveroso da parte del Ministero dell’Interno garantire i principi di sicurezza”.