Si rafforzano i segnali positivi sul fronte della digitalizzazione del Paese: il mercato digitale italiano si è rimesso in moto. Quello delle competenze digitali, secondo lo Studio Assinform, è un tema di portata strategica. Le componenti più innovative, che già avevano permesso l’anno scorso di invertire un ciclo negativo, confermano la loro vitalità e conferiscono al mercato ICT una resilienza spiegabile solo con la crescente attenzione alle potenzialità del digitale per innovare prodotti, servizi e processi dando slancio all’economia.
Sul fronte della strategia per la Crescita Digitale del Paese si registrano progressi importanti in particolare del sistema PagoPA (15.601 PA aderenti e 11.332 attive) e di quello della Fatturazione Elettronica per la PA, oramai generalizzate e best practice europee.
L’informatica, le telecomunicazioni, i contenuti si confermano in crescita per il secondo anno consecutivo registrando quest’anno un incremento del 2,8% già solo nel primo trimestre 2017, dato che consolida così il trend positivo del 2016, anno in cui questo settore è cresciuto nel nostro Paese dell’1,8%, raggiungendo i 66,100 miliardi di euro. A trainare è sempre il mobile business che sale del 68% rispetto al 62% del 2016, seguito dai Big Data (59% dal 37%), il Cloud Computing (56% su 54%). Ma il vero scatto lo segna il settore della Cyber Security che quest’anno raddoppia passando dal 25% del 2016 all’attuale 54%.
Tutto questo mentre all’orizzonte avanza l’Intelligenza Artificiale, la Realtà Aumentata, la Robotica ed il tema delle competenze digitali diventa di “portata strategica” per il nostro Paese sia sul fronte dell’innovazione tecnologica che dell’occupazione. Secondo il 48° Rapporto ‘Il digitale in Italia’ presentato ieri da Assinform e Confindustria Digitale, in questo quadro di crescita digitale, per il 2016-2018 in Italia mancano all’appello 85.000 nuovi specialisti, 65.000 dei quali per soggetti di primo impiego, ovvero nuovi posti di lavoro.
Già ora mancano all’appello in Italia profili di Data Scientist, Business Analyst, Project Manager, Security Analyst e altri ancora, tutte figure “necessarie per i progetti di trasformazione digitale” cui sta andando incontro il Paese, come rilevano gli analisti dello studio. Gestione dei dati, sicurezza informatica, esperti di IoT, specialisti di media digitali, sviluppatori di applicazioni mobile sono le figure professionali maggiormente ricercate. “Chiederemo alla ministra Fedeli di puntare con il piano Scuola Digitale più sulla formazione delle persone – studenti e docenti – piuttosto che sulle infrastrutture” ha scandito il presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania, che ha presentato il Rapporto insieme al presidente di Assinform, Agostino Santoni.
Del resto lo scenario avvalora le previsioni di esigenza di competenze digitali visto il trend di crescita del mercato nazionale per l’intero triennio 2017-2019. Secondo gli analisti, quest’anno il nostro mercato digitale crescerà complessivamente del 2,3% a 6,65 miliardi di euro, per salire nel 2018 del 2,6% a 69,43 miliardi di euro e nel 2019 del 2,9% a 71,45 miliardi di euro. Un bel passo in avanti rispetto al modesto recupero dell’1% registrato nel 2015, primo segno positivo dopo il preoccupante calo dell’1% del 2014 e del 4% del 2013.
Il mercato digitale italiano a ripreso quindi a camminare e gli analisti assicurano che promette “tassi di crescita in costante miglioramento almeno sino 2019” sulla spinta dei processi di trasformazione digitale in tutti i principali settori. Stando al Report di Assinform e Confindustria Digitale, i tassi di crescita medio annui stimati tra il 2016 e il 2019 sono del 4,4% ogni anno nell’industria (dai 7 miliardi di euro, +2,4%, del 2016) e del 4% nelle banche (dai 6,8 miliardi di euro, +3,5%, del 2016).
In crescita anche il settore delle Utility che promette incrementi del 4,5% dai 1,57 miliardi di euro (+3,5%) del 2016, del 4,2% nelle Assicurazioni (dai 1,8 miliardi di euro, +3,7%, del 2016), del 3,6% nei Trasporti (dai 2,2 miliardi di euro, +2,5%, del 2016), del 4,7% nella Distribuzione (dai circa 4 miliardi di euro, +3,5%, dei 2016).
“Tutte dinamiche incoraggianti”, che però, segnala lo studio, trovano meno riscontro nella Pa, in cui la spesa in digitale è attesa calare con un tasso di crescita medio annuo di poco meno del 2%, ad eccezione della Sanità, che invece promette un tasso medio annuo di crescita del 3% circa (dai 1.450 milioni di euro, +1,6%, del 2016). Dal punto di vista territoriale aumenta la polarizzazione nel Nord Ovest che contribuisce al 38,3% della spesa digitale complessiva del Paese con una crescita del 2,3% nel 2016. “Il digitale sta iniziando a contaminare l’economia italiana” ma “siamo solo agli inizi” perchè bisogna “ampliare la platea delle Pmi” e nella trasformazione digitale e la Pa “è ancora troppo lenta” ha rilevato il presidente di Assinform, Agostino Santoni.