Il lavoro agile o ‘smart working’ sta per diventare una realtà anche nel pubblico impiego. La possibilità di lavorare a casa o in un ufficio diverso da quello abituale è una nuova opportunità che si apre nel mondo del lavoro privato e pubblico.
Dopo la recente approvazione della legge sul lavoro autonomo infatti, il Dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha emanato una direttiva con le linee guida per promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti pubblici.
La ministra della Semplificazione e pubblica amministrazione Marianna Madia, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi con la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, ha illustrato ieri i principali elementi della direttiva sul lavoro agile appena approvata.
Un provvedimento che intende perseguire l’obiettivo di limitare la “cultura della procedura” , a vantaggio di quella fondata sul risultato e sull’obiettivo. “Non contano solo le ore lavorate ma obiettivo e risultato” ha spiegato la Madia presentando quello che considera un “tassello importante della riforma della p.a.”.
Madia ha riferito che vi sono a disposizione 5,5 milioni di risorse europee: “Oggi (15 giugno, ndr) – ha aggiunto – scadono le manifestazioni di interesse per le amministrazioni che vogliano partecipare al bando”.
Madia ha spiegato che almeno il 10% dei dipendenti pubblici che richiederanno di avere forme di lavoro agile potranno accedervi, senza che questo pregiudichi la loro carriera professionale. In tutte le amministrazioni sarà quindi data la facoltà ai lavoratori di chiedere forme di lavoro flessibile e l’amministrazione deciderà in quali settori è più funzionale e più utile al servizio.
“L’obiettivo – ha sottolineato la ministra – è che la qualità dei servizi non diminuisca”. “Io credo – ha aggiunto – che tutto ciò porterà a dei risparmi”. Il lavoro agile rappresenta “un’importante politica di conciliazione – ha precisato Madia – ma è riduttivo considerarlo solo misura di conciliazione, è molto di più: è una modalità di cambiamento del lavoro potente che mette al centro la tecnologia, capace di sfruttare le potenzialità del nostro tempo. La direttiva – ha insistito Madia – ha quindi “il sigillo” delle riforme della P.a., basate tutte sull’innovazione.
La ministra ha precisato che ci si è mossi esaminando gli accordi stipulati tra sindacati e grandi aziende come Enel, Fs, Barilla per poi emanare delle norme apposite per la p.a., lavorando con diverse amministrazioni centrali e locali (tra queste in particolare il comune di Bergamo), portando avanti un “lavoro importante e condiviso”. La direttiva prevede che sia misurata la sperimentazione in base all’efficacia e all’efficienza, alla qualità dei servizi resi alla cittadinanza. “Recepiremo le osservazioni che verranno dai cittadini – ha concluso Madia – Deve partire un grande sforzo collettivo: solo così si cambiano i comportamenti delle persone”.
Sulla direttiva la Conferenza delle Regioni si era espressa positivamente il 25 maggio, consegnando al Governo (in sede di Conferenza Unificata) un documento con alcune raccomandazioni.