Il lavoro per i giovani ha una funzione «strumentale» ed è finalizzato principalmente al sostentamento economico. Lo sostiene una ricerca dell’Isfol su un campione di 45.000 giovani tra i 20 e i 34 anni secondo la quale «i giovani sono tutt’altro che choosy» e guardano alla retribuzione più che alla coerenza con il percorso di studi. «Diversamente da certe rappresentazioni – scrive l’Isfol – per i giovani sempre più spesso il lavoro ha una funzione strumentale ed è finalizzato principalmente al sostentamento economico e, in secondo luogo, al perseguimento dei propri interessi. Pur con alcune eccezioni, la coerenza tra il percorso di studi e le attività di lavoro assume sempre meno peso nella scelta del lavoro (per il 62,8% degli intervistati), a favore di un contesto occupazionale che garantisca buone relazioni tra pari (89,8%), una retribuzione adeguata (per il 92,5%) e soprattutto un livello elevato di salute e sicurezza sul luogo di lavoro (93,7%). Per l’Isfol »non ha importanza quanto lungo sia l’orario di lavoro o quanto questo rappresenti un modo di agire la propria creatività o di esercitare la responsabilità o autonomia nel proprio ruolo; l’importante è che sia utile a costruire un’indipendenza economica«. Emerge quindi una generazione – conclude l’Isfol – che misura le proprie difficoltà, ma che ha tutt’altro che spostato il centro della propria progettualità dalla questione del lavoro. La richiesta, in sintesi, è quella di poter vivere e lavorare in un Paese dove siano garantiti i diritti minimi di cittadinanza attiva e dove la questione della tutela e sicurezza sul luogo di lavoro diventa prioritaria, anche prima della realizzazione personale.