La disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è la pesante eredità della crisi che, nel nostro Paese più che in altre realtà europee, presenta aspetti di cronicità strutturale. Ecco perché le misure annunciate e messe in campo dai Governi non sono mai abbastanza efficaci per lenire il fenomeno e ridurlo a dimensioni “accettabili”. Di qui il dibattito permanente sulle idee e le proposte in grado di costruire un’alternativa credibile e incisiva allo stato presente delle cose. L’ultima proposta messa sul tavolo della discussione nazionale viene da Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria: “Azzerare il cuneo fiscale sull’assunzione dei giovani per i primi tre anni. Sapendo fin d’ora che dopo dovremo ridurlo per tutti. Abbiamo perso vent’anni. Restiamo impigliati nelle nostre croniche carenza strutturali, il tessuto sociale e produttivo rimane fragile. Per questo – aggiunge – dobbiamo avviare una grande operazione per includere i giovani nel mondo del lavoro. La poca occupazione giovanile è il nostro valore sprecato. Serve una misura forte, diretta, percepibile. Noi vogliamo aumentare le retribuzioni – continua Boccia – con l’aumento della produttività. E questo è possibile solo con una moderna concezione delle relazioni industriali. La strada maestra è quella dei premi di produttività, da detassare in modo strutturale. L’innalzamento della produttività deve essere il nostro faro”.
Perplessa e dubbiosa, invece, Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil: “Abbiamo sempre detto e continuiamo a pensare che la soluzione non siano incentivi a pioggia, ma che sia necessario fare scelte mirate”. Poi in merito allo scambio salario-produttività, commenta: “Si continuano a ripetere sempre le stesse ricette”.
Un deciso appoggio alla tesi di Boccia lo manifesta, al contrario, il Ministro Carlo Calenda: “Concordo con Enzo sulle finalità di un ‘patto per la Fabbrica’ che avvicini la contrattazione all’impresa. E siamo pronti a fare la nostra parte valutando un’ulteriore detassazione sui premi e sul salario di produttività. Questa è la strada – ha concluso il ministro dal palco dell’assemblea annuale di Confindustria – per avere retribuzioni più alte e aumentare la competitività. Non esistono scorciatoie”.