La libertà di stampa è una caratteristica fondamentale della democrazia, la cui difesa è sempre attuale e mai scontata. Ecco perché Reporters sans Frontieres, l’organizzazione per la libertà dell’informazione con base in Francia, stila una classifica annuale mondiale per valutare e misurare il grado di libertà che i media godono Paese per Paese. Secondo il report 2017, “Mai la libertà di stampa è stata così minacciata”. La situazione viene definita “difficile” o “molto grave” in 72 paesi, fra cui Cina, Russia, India, quasi tutto il Medio Oriente, l’Asia centrale e l’America centrale, oltre che in due terzi dell’Africa. Ventuno i paesi classificati come “neri”, in cui la situazione della libertà di stampa è “molto grave”: fra questi Burundi 160/o su 180), Egitto (161) e Bahrein (164). Ultima assoluta, come negli ultimi anni, la Corea del Nord, preceduta da Turkmenistan ed Eritrea. Male anche Messico (147) e Turchia (155). In testa alla classifica, sempre i paesi del Nord Europa, ma la Finlandia cede il primo posto che deteneva da 6 anni alla Norvegia, a causa di “pressioni politiche e conflitti d’interesse”. In quadro mondiale così plumbeo spicca però una notizia positiva: l’Italia compie un balzo in avanti, guadagnando 25 posizioni nella classifica mondiale dal 77esimo al 52esimo posto. Restano, tuttavia, “intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce, e pressioni di gruppi mafiosi e organizzazioni criminali”, denuncia Reporters sans Frontieres. Tra i problemi indicati anche l’effetto di “responsabili politici che non esitano a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che danno loro fastidio”.