E’ stato presentato ieri nella Sala Zuccari del Senato il Rapporto 2017 della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica. Nel Report vediamo come alla metà dello scorso anno, l’insieme di fattori internazionali e interni abbia fatto presagire uno scivolamento del ritmo di crescita dell’economia italiana verso valori nulli. Alla prova dei fatti, i dati di consuntivo diffusi dall’Istat nelle scorse settimane e un’attenta lettura degli indicatori congiunturali consentono di affermare che, nonostante le incertezze iniziali, la fase di espansione dell’economia italiana sembra essersi consolidata nel corso del 2016.
Il Pil italiano è infatti aumentato (lo scorso anno) dello 0,9 per cento, seguendo il profilo di lieve accelerazione stimato nella Nota di aggiornamento del DEF. Un risultato sul quale ha inciso negativamente un inatteso andamento delle scorte, mentre merita di essere evidenziata, soprattutto nella prospettiva di medio termine, la dinamica positiva degli investimenti e delle esportazioni.
In riferimento agli investimenti, vi sono segnali che il cambiamento disposto delle favorevoli condizioni finanziarie e degli incentivi messi a disposizione dal Governo stia spingendo nella direzione del recupero del tasso di accumulazione, gravemente deterioratosi durante gli anni della recessione. Nel caso delle esportazioni, l’accelerazione del 2016, confermata in apertura dell’anno, assume significato perché associata ad un più generale recupero del ciclo internazionale ed europeo. Una tendenza che, congiuntamente alla ripartenza del ciclo degli investimenti, può ora prefigurare l’avvio di un percorso di ristrutturazione capace di ripristinare saggi di crescita più sostenuti di quelli fino ad ora osservati. Il rinnovato dinamismo di investimenti e di esportazioni potrà offrire compensazione a un possibile momento di pausa nella crescita dei consumi delle famiglie, determinato anche dalla risalita dell’inflazione (che resta, comunque, ancora al di sotto del 2 per cento) che potrà contribuire al rientro del debito pubblico.
I dati del consuntivo sul 2016 confermano, inoltre, un aspetto positivo della ripresa in atto, ovvero la crescita dei livelli di occupazione, di poco inferiore all’1,5 per cento rispetto al 2015, che ha interessato pressoché tutti i settori con una esclusione delle costruzioni ed è marcatamente concentrata nella componente dei lavoratori dipendenti (+2,1 per cento). Dal Rapporto della Corte dei conti vediamo, però, che il passo della ripresa è ancora troppo lento, tanto per ripristinare i livelli di attività pre-crisi, quanto nel confronto europeo. Da qui la grande attenzione che viene prestata alle misure ritenute capaci di stimolare la produttività e per questa via, d’imprimere una strutturale accelerazione al tasso di crescita. Il cuneo fiscale, infine, è troppo pesante. I magistrati contabili sottolineano l’esigenza di ridurre la pressione fiscale, evidenziando che “un’esposizione tanto marcata non aiuta il contrasto all’economia sommersa e alla lotta all’evasione”.