La Rete è ormai un’entità autoreferenziale e tendenzialmente incontrollabile? Una protesi del reale che fra non molto soppianterà il reale? Parrebbe di sì stando ai dati resi noti da Imperva Incapsula, società americana di monitoraggio del Web, nel suo “Bot Traffic Report”. Secondo il rapporto, oltre la metà del traffico online nel mondo non è generato da persone in carne e ossa, ma dai “bot”, i software creati per svolgere attività automatizzate su Internet. Nel 2016, infatti, si è registrato un ritorno alla crescita dei ‘bot’ ‘buoni’, quelli usati ad esempio da motori di ricerca come Google o da social come Facebook per migliorare l’esperienza degli utenti sulle proprie piattaforme, rispetto a quelli ‘cattivi’ usati dai cyber-criminali per bloccare i siti. Un esempio per tutti, Mirai è il “bot” che a ottobre scorso “ha spento” Internet negli Usa, mettendo al tappeto centinaia di siti. Sempre l’anno scorso, fa notare la società di Redwood Shores (California), soltanto il 48,2% del traffico online è stato generato da persone, mentre il restante 51,8% è stato alimentato proprio dai “bot”. Si tratta di una lieve inversione di tendenza rispetto al 2015 (l’uomo aveva generato il 51,5% del traffico online), ma è un segnale da non sottovalutare perché è almeno dal 2012 che è partito il “sorpasso” delle macchine sugli umani.