L’invadenza dei rifiuti non si accontenta di inquinare il suolo, non risparmia neppure le acque, i mari e i laghi. Ecco perché contrastare il fenomeno del “marine litter” è un obiettivo strategico perseguito con determinazione da Legambiente, Kyoto Club, e Alleanza per un Mediterraneo sostenibile. In concreto, queste associazioni – che hanno illustrato le loro tesi in un focus al Parlamento Europeo – si propongono di trasformare le micro e le nano plastiche presenti nelle acque in risorsa economica. Ai parlamentari europei sono stati, infatti, illustrati i risultati del monitoraggio del marine litter su coste e laghi italiani condotto da Legambiente e Enea, che ha individuato natura e caratteristiche di plastiche e microplastiche. “Dopo averle fotografate – spiega Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – e aver capito dove sono: l’idea è quella di toglierle dal mare e dai laghi e trovare il modo di riciclarle per evitare che vadano in discarica o nell’inceneritore”.
Simona Bonafè, eurodeputata del Gruppo PSE relatrice del pacchetto Economia circolare, ha coordinato i lavori del focus sul marine litter. A suo parere, le pratiche virtuose della gestione dei rifiuti e i principi dell’economia circolare sono una importate occasione, non solo di sostenibilità ambientale, ma anche di crescita economica, ciò vale pure per qu le plastiche disperse nelle acque: “Non sfugge a nessuno che oggi un modo per rilanciare il sistema economico in Europa è anche quello di puntare sul rifiuto come risorsa – commenta Bonafè – Lo diciamo da anni, ma non siamo mai stati in grado di di farlo. Speriamo che adesso alzando da un lato i target di riciclo, e dall’altro facendo vedere che c’è già una nuova industria che fa del rifiuto una risorsa per nuovi assetti produttivi, ed è un tipo di impresa che richiede ricerca innovazione e know-how, su cui noi europei siamo ancora i vincenti nel mondo, ci possa essere l’occasione di un rilancio vero per posti di lavoro di qualità e per Pil di qualità”.
Secondo i dati illustrati a Bruxelles, l’aumento del riciclo del packaging tra l’80% e il 90% permetterebbe di diminuire il marine litter di oltre il 18%, e anche di ottenere un ricavo dai costi per oltre 87 milioni di euro l’anno.