«Il tema della riqualificazione del patrimonio è un campo elettivo di tutte le azioni di bilancio e programmazione di ogni sindaco. Serve però un cambio di mentalità, in parte avviato, che vada verso una regia coordinata nazionale che metta al centro le politiche di investimento e crescita delle Città, che rappresentano le aree strategiche più avanzate e produttive di tutto il Paese». Lo ha affermato il segretario generale dell’Anci, Veronica Nicotra, intervenuta questa mattina al seminario «Gestire le città, la risorsa Territorio per un New Deal italiano», organizzato all’Auditorium dell’Ara Pacis di Roma dall’Osservatorio Risorsa Patrimonio Italia. «Fino ad oggi – ha detto – abbiamo registrato l’assenza di una politica nazionale sulle Città. Negli ultimi tempi però, grazie anche ai processi di riforma in atto, si sta accendendo una luce sulla centralità delle aree urbane e su questa il 2016 può rappresentare un anno di svolta, dopo l’ultimo quinquennio in cui il comparto dei Comuni ha dovuto contribuire per circa 17 miliardi di euro al risanamento dei conti pubblici, più di qualsiasi comparto della pubblica amministrazione».
Un periodo che secondo il segretario generale Anci ha prodotto «effetti perversi di riduzione delle entrate e regole sulla spesa in conto capitale che hanno determinato una fortissima riduzione degli investimenti dei Comuni, che storicamente sono stati sempre intorno al 70%». Tuttavia, guardando al futuro prossimo, il vento sembra cambiare e secondo Nicotra «già dalla legge di Stabilità, dove di fatto è stato eliminato il patto di stabilità. Si tratta di una conquista storica che in sintesi prevede il principio del pareggio di bilancio permettendo, di contro, di spendere risorse disponibili nei bilanci». Veronica Nicotra non manca di evidenziare alcuni nodi da sciogliere, a partire «da una pianificazione migliore rispetto ai fondi europei del Pon e del Pore, dove serve una regia unica che permetta di utilizzare queste importantissime risorse», fino alle «strozzature ancora esistenti nel Codice degli appalti e nel sistema delle centrali uniche di committenza». C’è poi un’ulteriore questione che il segretario generale Anci definisce «vero e proprio grido di dolore proveniente dai Comuni», ovvero «la difficoltà a fare progettazione. Che non è solo un problema di risorse umane, ma soprattutto di vincoli sugli incarichi di progettazione che inibiscono i Comuni data la richiesta di prevedere la certezza totale del finanziamento. Anche su questo ne stiamo discutendo con governo e Parlamento per provare a trovare una soluzione che elimini la responsabilità erariale».