La Cassazione, con l’ordinanza n. 11395 del 30 aprile 2025, chiarisce i criteri di valutazione delle proroghe del trattenimento dei cittadini stranieri nei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR). Per la prima proroga basta la dimostrazione di difficoltà organizzative; per le successive, serve una verifica più stringente sull’attività dell’Amministrazione e sulle cause del ritardo.
Con l’ordinanza n. 11395 del 30 aprile 2025 (Pres. Iofrida, Est. Reggiani), la Corte di Cassazione ha precisato l’ambito di controllo del giudice sulla legittimità del trattenimento di cittadini stranieri nei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR), previsto dall’articolo 14 del D.Lgs. 286/1998.
La Corte distingue tra prima proroga e proroghe successive del trattenimento:
- nel primo caso, il giudice deve valutare la congruità delle difficoltà operative che ostacolano il rimpatrio, come l’attesa del lasciapassare o la mancanza di un vettore disponibile;
- per le proroghe successive, invece, occorre un accertamento più rigoroso, volto a verificare che l’Amministrazione abbia agito con diligenza e che il mancato rimpatrio derivi da cause non imputabili a essa, ma a soggetti terzi.
La pronuncia richiama il principio di proporzionalità e la necessità di bilanciare l’interesse pubblico all’effettività del rimpatrio con la tutela della libertà personale, diritto di rango costituzionale (art. 10 Cost.) e riconosciuto anche dalla Direttiva 2008/115/CE sui rimpatri dei cittadini di Paesi terzi.
Il caso riguardava il ricorso di una cittadina straniera contro l’ordinanza del Giudice di pace di Melfi (15 gennaio 2024), che aveva convalidato la prima proroga richiesta dall’Amministrazione in attesa della documentazione di viaggio. La Suprema Corte ha confermato la decisione, ribadendo che ogni proroga del trattenimento deve essere specificamente motivata e giustificata in base alla situazione concreta.
La decisione rafforza un indirizzo volto a garantire il controllo giurisdizionale effettivo sulle misure restrittive della libertà personale adottate in materia di immigrazione, assicurando un equilibrio tra esigenze di sicurezza e diritti fondamentali.
Fonte: Massimario della Corte di Cassazione