Alcuni Comuni italiani (non molti per la verità) soprattutto dell’Area Metropolitana, hanno raddoppiato gli abitanti in quindici anni rimanendo però sempre con gli stessi dipendenti comunali, anzi con una diminuzione dovuta ai pensionamenti. A Ladispoli, per esempio, ci sono in servizio 103 dipendenti invece dei 280 previsti dalla media dei Comuni italiani. Riteniamo che la situazione sia arrivata ad un punto limite: se entro breve non ci saranno Decreti per sbloccare le assunzioni, prenderemo decisioni drastiche. Infatti, tutto questo sta portando al collasso i servizi che il Comune eroga direttamente: ci sono soltanto 20 Vigili Urbani invece dei 60 previsti dagli standard regionali, 6 addetti all’Anagrafe e allo Stato Civile invece dei 15 previsti dalla Pianta Organica.
Stanno per essere bloccati servizi obbligatori per i quali il Sindaco risponde direttamente in Prefettura e al Ministero dell’interno in qualità di Ufficiale di Governo, mentre i cittadini non riescono ad avere risposte in tempi brevi alle loro richieste, nonostante l’impegno continuo dei pochi dipendenti in servizio. E gli Amministratori, a cominciare dal Sindaco, rischiano di pagare di persona il non adempimento alle tante leggi da rispettare. Insieme al Sindaco di Cerveteri, e a nome di altri colleghi dell’Area Metropolitana, abbiamo fatto presente la situazione al Vice Ministro dell’Economia e Finanze e, più recentemente, al Prefetto di Roma Gabrielli e al Sottosegretario del Ministero per la Funzione Pubblica.
Aspettiamo risposte in tempi brevi: è ingiusto che sia garantita la spesa storica a Comuni che hanno 10 dipendenti ogni 1000 abitanti, mentre i nostri Comuni hanno solamente 2,5 dipendenti ogni 1000 abitanti. Se si sono spostati i cittadini negli ultimi venti anni dovrebbero spostarsi anche i dipendenti comunali e le relative risorse finanziarie. All’incremento demografico, cui naturalmente segue un incremento della richiesta di servizi, fa riscontro una costante diminuzione delle risorse: di fatto al nostro Comune viene lasciata una somma pro-capite per residente molto inferiore a quella erogata ad altri Comuni.
Lo Stato ci penalizza ulteriormente trattenendo circa il 55% delle somme versate dai nostri cittadini per l’IMU: si tratta di ben 6 milioni e 700 mila euro nel 2015 che abbiamo dovuto obbligatoriamente reperire dai servizi alla collettività. In attesa di risposte da parte degli Uffici dei Ministeri riproponiamo l’urgenza di risolvere l’ingiustizia insita nel meccanismo di solidarietà: perché si continua a seguire il criterio della spesa storica, costringendo alcuni amministratori a governare le proprie città con risorse pro-capite nettamente inferiori agli altri? E perché i soldi pagati dai nostri cittadini devono essere trattenuti dallo Stato non per ottenere un riequilibrio ma per accentuare addirittura lo squilibrio a nostro sfavore? Se non ci saranno decisioni rapide prenderemo noi iniziative che faranno capire a tutti l’ingiustizia che, malgrado le proteste, si continua a perpetrare nei confronti delle nostre comunità.