La gestione dei rifugiati si conferma questione scottante che suscita polemiche e contrasti fra gli stessi soggetti istituzionali competenti e responsabili. E’ recentissima la querelle che ha opposto Sindaci e Ministero dell’interno in relazione all’ipotesi di un piano di requisizioni straordinarie di hotel e alberghi per ospitare gli immigrati, imposto dall’alto mediante l’azione dei prefetti. L’Anci si era subito detta contraria, soprattutto quando si prospettava un black list dei Comuni che si siano rifiutati di accogliere i rifugiati. La tensione si è però sgonfiata presto sull’onda della pacata dichiarazione del Ministro Angelino Alfano: «Le requisizioni possono essere un’extrema ratio. Ma restano un’extrema ratio». Gli animi, tuttavia, non si sono del tutto rasserenati. L’Anci riconosce al Governo l’apertura di credito verso gli enti locali, effettuata stanziando 100 milioni di euro con la legge di Stabilità a favore di quei Comuni che hanno accolto i profughi, 2600 su 8000. Il Friuli Venezia Giulia, ad esempio, riceverà 2,8 milioni di euro per 5.565 migranti ospitati. Ma i vertici dell’Associazione non condividono eventuali misure punitive.
La verità è che stenta a decollare il nuovo Piano di accoglienza, quello targato Viminale-Anci, che prevede quote regionali, provinciali e comunali. Spalmando i profughi su tutto il territorio nazionale, si dovrebbe avere una concentrazione massima di 2,5 profughi ogni 1000 abitanti, con una deroga per i 15 Comuni metropolitani, dove la concentrazione è considerata «sostenibile» se non supera gli 1,5 profughi ogni 1000 residenti. Tutto perfetto, sulla carta: i Comuni si rendono disponibili, le associazioni di volontariato s’impegnano, il sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) fa un balzo avanti e il sistema gestito dalle prefetture diventa obsoleto. Ma che accadrà se parecchi Comuni non aderissero al Piano e si rifiutassero di accogliere, giustificando la propria scelta con la mancanza di risorse e strutture adeguate in grado di sostenere l’impatto?
Il prefetto Mario Morcone si mostra scettico rispetto a questo tipo di giustificazioni: «I sindaci potrebbero fare tanto – ha sentenziato – se solo trovassero la forza di scrollarsi di dosso l’ansia del consenso che sta condizionando troppo la politica». Per placare le polemiche l’Anci ha richiamato tutti agli accordi. “Tre sono le condizioni da non perdere mai di vista: l’accoglienza dovrà essere sostenibile, proporzionale e volontaria. Inoltre servono fondi se si vogliono davvero avviare percorsi d’inclusione».