La lotta all’evasione fiscale è uno dei fiori all’occhiello del Governo, vantato a ogni pie’ sospinto dal premier Renzi. Ma è tutto oro quel che luccica? Stando ad alcuni dati, parrebbe di no. Senza i 4 miliardi incassati dalla passata voluntary disclosure – fa notare Il Fatto Quotidiano -il 2015 si sarebbe concluso per il fisco con un flop senza precedenti sul fronte del recupero delle somme evase. Lo si evince dalla Relazione sull’economia sommersa e l’evasione fiscale e contributiva allegata alla nota di aggiornamento del Def. Gli esperti citano i dati dell’Agenzia delle Entrate, secondo cui le somme evase recuperate lo scorso anno sono state pari a 14,9 miliardi di euro. Tuttavia, di queste entrate solo 4,4 miliardi derivano dalla riscossione coattiva (quella che rientra nelle cartelle di Equitalia). I rimanenti 10,5 miliardi provengono dalla cosiddetta “attività di liquidazione”, il controllo automatizzato delle dichiarazioni dei redditi. Con questo sistema si correggono gli errori materiali e di calcolo in cui sono incappati i contribuenti alle prese con una normativa fiscale complessa, sconfinata e alimentata continuamente da leggi, leggine e circolari. L’Agenzia delle entrate invia ogni anno centinaia di migliaia di avvisi bonari, per chiedere indietro con gli interessi detrazioni e deduzioni non dovute, correggere l’ammontare delle ritenute d’imposta e la congruità e la tempestività dei versamenti. Quest’anno, segnala la relazione, in questo capitolo di entrate sono stati ricompresi però anche gli incassi ottenuti con il rientro dei capitali illegalmente detenuti all’estero. Il dato fornito dal Ministero sul recupero dell’evasione nel 2015, depurato da questo introito straordinario e una tantum, si riduce così a 10,9 miliardi. Per trovare un risultato simile dell’ordinaria attività di controllo e accertamento si deve tornare al 2010 (governo Berlusconi). Nelle due annate precedenti, le entrate complessive su questo capitolo della lotta all’evasione sono state di 13,1 miliardi nel 2013 e 14,2 nel 2014, senza però che vi fossero condoni a correre in soccorso di una gestione divenuta nel complesso fallimentare.
Nell’ultimo biennio, infatti, la riscossione coattiva ha segnato il passo, oscillando tra i 3,9 miliardi nel 2013 e i 4,1 dell’anno successivo. Mentre nel 2015 si è contratto fortemente il recupero d’imposte dagli accertamenti automatici. Si è passati dai 10,1 miliardi del 2014 ai 6,2 miliardi ricalcolati sull’anno dopo. Il calo delle entrate è andato di pari passo con la diminuzione dei controlli effettuati dall’Agenzia delle entrate, di quasi il 4% sul 2014 e di oltre il 16% rispetto all’attività del 2012. Nella convenzione firmata nell’agosto scorso, il Ministero ha fissato in 15 miliardi l’anno per il triennio 2016-2018 l’obiettivo che dovrà raggiungere l’Agenzia delle entrate nel recupero dell’evasione. Un obiettivo a questo punto divenuto ambizioso. Pure quest’anno arriverà l’introito della voluntary disclosure bis, che però nella migliore delle ipotesi dovrebbe portare al massimo 2 miliardi di entrate. Intanto, Equitalia ha fatto sapere che sono stati 100mila i contribuenti non in regola con i pagamenti che hanno chiesto di usufruire della nuova proroga al 20 ottobre per rientrare nel piano di rateizzazione dei tributi senza dover pagare in un’unica soluzione le rate scadute.