L’economia europea stenta a decollare, ma per fortuna quella a stelle e strisce vola. L’ultima buona notizia a conferma del trend virtuoso giunge dall’Ufficio del censimento degli Stati Uniti: nel 2015 i redditi medi delle famiglie americane sono cresciuti del 5,2% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 56.516 dollari annui e superando il livello del 2008. Si tratta dell’incremento più alto registrato nella storia americana, o almeno da quando l’Ufficio ha iniziato a tracciare il dato nel 1967. Dall’analisi del dato emerge un altro aspetto ancor più significativo: finalmente la classe media americana e il ceto più povero sono i maggiori beneficiari della ripresa. Il decimo di americani più poveri, infatti, ha visto crescere i redditi del 7,9%. Esulta anche il New York Times: «L’espansione dell’economia sta finalmente aiutando la classe media», titola il prestigioso quotidiano. E viene scalfita la tesi largamente diffusa di una crescente disuguaglianza interna alla società americana. Ovviamente, ciò non significa l’avvento di una società equa e solidale, poiché ancor oggi il quinto di cittadini più poveri dispone appena del 3,4% del reddito nazionale mentre il quinto più ricco ne possiede il 21,8%. D’altra parte, bisogna riconoscere che il tasso di povertà è sceso dell’1,2% a quota 43,1 milioni, il 13,5% della popolazione. Ormai solo il 9,1% vive senza l’assicurazione sanitaria. Secondo i più autorevoli osservatori, la crescita dei redditi è una conseguenza della disoccupazione scesa al livello più basso dal 1973, sotto quota 5%. La minore offerta di forza-lavoro si traduce in una pressione positiva sui salari, che così crescono. Il presidente Barack Obama ha celebrato l’aumento «straordinario» dei redditi rivendicando i meriti della sua amministrazione.