“Non è possibile identificare una forma di gestione associata universalmente efficace per tutti i contesti territoriali”. Questo il dato sostanziale emerso dai due seminari che si sono volti a Bari e Lecce il 16 e il 20 maggio scorsi sul tema sensibile de “La gestione associata dei servizi socio-assistenziali nei differenti modelli gestionali, tra opportunità e limiti”, organizzati nell’ambito del Progetto Anci-Puglia, cui Ancitel collabora in qualità di gestore operativo delle attività previste dal programma. In particolare, gli incontri hanno approfondito le diverse forme di gestione associata vigenti: gli strumenti della Convenzione (art. 30 TUEL), del Consorzio (art. 31 TUEL) e dell’Unione di Comuni (art. 32 TUEL. Ai lavori hanno partecipato oltre 120 tra amministratori, responsabili e operatori dei Comuni e degli Uffici di piano, a testimonianza del vivo interesse degli enti locali pugliesi verso queste problematiche che incidono direttamente sull’azione di governo del territorio. Entrando nel merito delle questioni al centro della riflessione, i seminari hanno evidenziato che, sebbene l’istituto della Convenzione rappresenti la forma più flessibile e quella maggiormente utilizzata dai Comuni pugliesi, esso sconta un’eccessiva concentrazione degli oneri (organizzativi e finanziari) in capo ai Comuni capofila, soprattutto alla luce del combinato disposto D.Lgs 118/2011 e Legge di Stabilità 2016. In materia di equilibrio di bilancio, quest’ultima ha eliminato la possibilità di rimodulazione tra i Comuni associati prevista dalla legge 183/2011. Di conseguenza, sui Comuni capofila ora gravano tutti gli effetti finanziari del “nuovo Patto di stabilità”. In taluni casi, inoltre, la Convenzione è caratterizzata da una sostanziale debolezza dei processi decisionali. Aspetto che farebbe propendere per una gestione incardinata in una struttura “forte” anche dal punto di vista della soggettività (politica e giuridica) e “stabile” dal punto di vista organizzativo (valorizzazione delle professionalità e delle competenze acquisite nel tempo).
Di qui la preferenza – esplicitata dai seminari – verso l’istituzione dell’Unione dei Comuni per la gestione dei servizi socio-sanitari, purchè tale scelta sia condivisa e partecipata da tutti i Comuni facenti parte del distretto, al fine di perseguire l’unitarietà dei processi decisionali, dei percorsi di programmazione e di attuazione delle politiche sociali a livello locale. A favore di questa opzione milita anche il sistema di incentivazione, sia nazionale che regionale, che prevede appositi fondi proprio per l’istituzione delle Unioni di Comuni.
Una criticità emersa chiaramente dalla discussione seminariale riguarda il forte limite introdotto dalle norme nazionali sul contenimento delle spese per il personale, che impedisce il rafforzamento delle strutture, a prescindere dalla forma associativa adottata. A questo proposito, l’Anci si sta battendo per allargare lo spazio di azione ora concesso ai Comuni, in termini di maggiore flessibilità per la definizione dei presupposti (anche finanziari) per procedere a nuove assunzioni.
Il Consorzio è stata l’ultima forma associativa analizzata nei due incontri di Bari e di Lecce, anche perché risulta particolarmente diffusa negli ambiti pugliesi, con riscontri positivi in termini di risultati e di operatività generale dei servizi. Peccato, però, che in questa materia si registri un quadro normativo poco chiaro, in quanto il legislatore nazionale è intervenuto ripetutamente al riguardo, ponendo l’attenzione più sulle esigenze di contenimento della spesa pubblica che sulle esigenze e sulle specificità della gestione dei servizi alla persona. Per superare tale ulteriore criticità, è in atto un’iniziativa condivisa tra Regione Puglia e ANCI Puglia finalizzata a perseguire la più ampia autonomia dei Comuni nella scelta della forme di gestione associata, nel caso di specie anche mediante il ricorso alla forma del Consorzio. Nello specifico, è stata definita –con il contributo degli esperti del Programma ATS in seno ad ANCI Puglia, una proposta di emendamento che si propone di incidere sul DDL di contrasto alle povertà attualmente all’esame del Parlamento.