La cyber security si guadagna progressivamente l’attenzione delle imprese e delle istituzioni, consapevoli che la Rete è ormai la principale arena del conflitto globale. Per paralizzare un Paese, soprattutto se avanzato tecnologicamente, piuttosto che bombe e missili, risultano più efficaci virus e attacchi hacker. E’ un dato di fatto corredato da mille esperienze. Ecco perché il mercato delle soluzioni di ‘information security’ in Italia ha raggiunto il valore di 1,09 miliardi di euro, in crescita del 12% rispetto al 2016. La spesa si concentra prevalentemente fra le grandi imprese (il 78% del totale), trainata dai progetti di adeguamento al nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati (Gdpr). Lo conferma uno studio dell’Osservatorio ‘Information security & privacy’ della School of management del Politecnico Milano. Un’impresa italiana su due (51%), contro il 9% di un anno fa, ha in corso progetti strutturati per adeguarsi alla normativa Ue, che diventerà applicabile dal 25 maggio 2018, e il 58% (rispetto al 15% del 2016) ha un budget dedicato. Insieme al mercato, cresce la consapevolezza della necessità di un approccio di lungo periodo nella gestione della sicurezza. Nel 50% delle imprese è in corso un piano di investimenti pluriennale, anche se il 21% dichiara di stanziare un budget in sicurezza solo in caso di necessità. Inoltre, quattro grandi imprese su dieci (39%) prevedono un aumento in organico dei ruoli dedicati alla cyber security e quasi la metà intende incrementare le figure preposte alla gestione della privacy, mentre, il 28% ha già un ‘Data protection officer’ (che ha il compito di facilitare il rispetto delle disposizioni del Gdpr). In questo contesto, aumentano le responsabilità e le competenze richieste al Chief information security officer (che coniuga competenze tecnologiche e organizzative con conoscenze di business e capacità relazionali) ed emergono nuove figure professionali come il ‘security administrator’, che si occupa di rendere operative le soluzioni tecnologiche di sicurezza, e l’ethical hacker’, che ha il compito di testare l’effettiva vulnerabilità dei sistemi aziendali.