Nella serata di lunedì il Consiglio dei ministri ha approvato il “decreto dignità”: vengono introdotte misure urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese.
Il leader del Movimento 5 Stelle ha spiegato che “oggi con il decreto dignità iniziamo a smantellare una parte del Jobs act“. Di Maio ha poi aggiunto che il decreto dignità “è solo un primo passo in avanti” per combattere la precarietà del lavoro, l’obiettivo è quello di “ridurre il costo del lavoro intervenendo sul cuneo fiscale e questo nella Legge di bilancio ci sarà”.
Nel decreto si prevedono ritocchi al redditometro, lo slittamento della scadenza dello spesometro al 28 febbraio (dal 30 settembre) e lo stop allo split payment solo per i professionisti.
Via libera, dunque, al “decreto dignità”: che cosa cambia:
Il provvedimento, si legge nella nota di Palazzo Chigi, mira in particolare a limitare l’utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato, favorendo i rapporti a tempo indeterminato. Si riduce in tal modo il lavoro precario, riservando la contrattazione a termine ai casi di reale necessità da parte del datore di lavoro. A questo scopo, si prevede che, fatta salva la possibilità di libera stipulazione tra le parti del primo contratto a tempo determinato, di durata comunque non superiore a 12 mesi di lavoro in assenza di specifiche causali, l’eventuale rinnovo dello stesso sarà possibile esclusivamente a fronte di esigenze temporanee e limitate. Via libera al “decreto dignità”: che cosa cambia
In presenza di una di queste condizioni già a partire dal primo contratto sarà possibile apporre un termine comunque non superiore a 24 mesi. Al fine di indirizzare i datori di lavoro verso l’utilizzo di forme contrattuali stabili, inoltre, si prevede l’aumento dello 0,5% del contributo addizionale – attualmente pari all’1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, a carico del datore di lavoro, per i rapporti di lavoro subordinato non a tempo indeterminato – in caso di rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione. La possibilità di prorogare contratti a termine diminuisce da 5 a 4.
Maxi indennizzo per licenziamenti
Stretta anche sui licenziamenti selvaggi attraverso l’aumento del 50% dell’indennizzo per i lavoratori ingiustamente licenziati. In caso di licenziamento senza giusta causa, l’indennizzo per il lavoratore può arrivare fino a 36 mensilità.
Imprese
Contro la delocalizzazione attuata da imprese che abbiano ottenuto dallo Stato aiuti per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche, il decreto dignità prevede, che “l’impresa beneficiaria” dell’aiuto pubblico decada dal beneficio concesso e sia sottoposta a sanzioni pecuniarie “di importo da 2 a 4 volte quello del beneficio fruito”. “Se prendono soldi e poi iniziano a delocalizzare in parte in paesi dell’Ue e a licenziare i dipendenti gli chiediamo soldi indietro con gli interessi” ha annunciato Di Maio.
Semplificazione fiscale
Il decreto introduce misure in materia di semplificazione fiscale, attraverso la revisione dell’istituto del cosiddetto ‘redditometro’ in chiave di contrasto all’economia sommersa, il rinvio della prossima scadenza per l’invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (cosiddetto ‘spesometro’), nonché l’abolizione dello split payment per i professionisti, i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto. In pratica si tratta delle prestazioni rese dai professionisti che in una prima fase erano già escluse dallo split payment e poi erano state ricomprese con un provvedimento varato lo scorso anno.
Insegnanti magistrali
Nel decreto dignità rientra poi “una norma che aiuta gli insegnati delle lauree magistrali – ha specificato Di Maio -. Coloro che per effetto della sentenza del Consiglio di Stato dovevano essere licenziati. Invece, abbiamo prorogato di 120 giorni gli effetti in modo tale da trovare una soluzione per quegli insegnanti che ci stanno a cuore e che abbiamo incontrato in giro per l’Italia durante la campagna elettorale”.
Stop a giochi e scommesse
Il decreto prevede poi lo stop a “qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro” con l’esclusione di lotterie nazionali con estrazione dei vincitori differita. Dall’entrata in vigore del provvedimento il divieto comprende la pubblicità di giochi e scommesse “comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet”.
Via libera al “decreto dignità”: che cosa cambia
“Le nuove norme – fanno sapere da Palazzo Chigi – prevedono che il decreto ministeriale che elenca gli elementi indicativi di capacità contributiva attualmente vigente (redditometro) non ha più effetto per i controlli ancora da effettuare sul’’anno di imposta 2016 e successivi. Inoltre, si prevede che il ministero dell’Economia e delle Finanze possa emanare un nuovo decreto in merito dopo aver sentito l’Istat e le associazioni maggiormente rappresentative dei consumatori. Con specifico riferimento alle comunicazioni dei dati di fatturazione relativi al terzo trimestre del 2018, infine, si interviene prevedendo che gli stessi possono essere trasmessi telematicamente all’Agenzia delle entrate entro il 28 febbraio 2019, anziché entro il secondo mese successivo al trimestre”.