La cura del verde pubblico è ormai un affare nazionale, non più appannaggio esclusivo degli enti locali. Ecco perché sono in arrivo Linee guida ministeriali per la corretta gestione del verde comunale, corredate da un piano finanziato dal Governo per intervenire sul dissesto idrogeologico in sette anni. Se fino a qualche anno fa era normale pensare che ogni Comune gestisse in piena autonomia il territorio, e fosse dunque singolarmente responsabile in caso di piogge torrenziali, argini infranti e alberi sradicati, oggi le cose sono cambiate e si pensa a una strategia nazionale. Dal 2013, infatti, è in vigore una legge che disciplina l’organizzazione e lo sviluppo degli «spazi verdi urbani» istituendo un comitato nazionale ‘Verde urbano’. Di conseguenza, i tecnici del Ministero dell’Ambiente, dell’Anci e dell’ordine degli Agronomi renderanno pubblico un documento contenente linee nazionali di intervento piuttosto dettagliate su come il verde pubblico debba essere gestito e manutenuto per evitare, o almeno contenere, i disastri conseguenti a calamità naturali. Massimiliano Atelli, presidente del comitato nazionale Verde pubblico presso il ministero dell’Ambiente istituito con la legge 10 del 2013: «Le linee guida serviranno soprattutto a supportare i Comuni nel riorganizzare il servizio – dice Massimiliano Atelli, presidente del comitato nazionale Verde pubblico – a partire dall’idea che gli alberi sono esseri viventi con un ciclo e il cui stato di salute va costantemente monitorato». In particolare, il documento indicherà alcune iniziative che i Comuni saranno invitati a mettere in pratica immediatamente: adottare un regolamento comunale per il verde; censire le alberature; approvare un piano di monitoraggio; avviare un programma di manutenzione con dettagli tecnici. Tutto ciò al fine di promuovere la prevenzione. Ovviamente, non potrà essere prescrittivo, perché il verde pubblico resta una competenza comunale. Ma l’obiettivo è far circolare degli indirizzi omogenei d’intervento, stimolando i Comuni rimasti indietro in questo settore a prendere esempio dai migliori». Modelli da imitare e seguire sono le amministrazioni virtuose come Milano e Torino che hanno un piano verde pubblico comunale costantemente aggiornato. Roma, che pure ha 330mila alberi da gestire,non è al passo. «Il problema è che chiediamo ai Comuni di intervenire, ma i soldi a disposizione sono sempre meno – sottolinea Laura Albani, che segue l’argomento per l’Anci, e aggiunge – Per questo stiamo chiedendo di affiancare alle linee guida iniziative di incentivi anche in collaborazione con le Regioni».