Trasformare la sfida dell’urbanizzazione sostenibile in un’opportunità per tutti. Questo il messaggio lanciato dai partecipanti ad Habitat III, la Conferenza delle Nazioni Unite sull’edilizia e lo sviluppo urbano sostenibile che si è svolta dal 17 al 20 ottobre nella capitale dell’Ecuador, Quito. L’evento, cui hanno partecipano ong e amministratori di tutto il mondo, ha adottato la ‘New Urban Agenda’, documento che fissa gli standard globali dello sviluppo urbano sostenibile. Qualità dell’aria, adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile dei terreni, insieme ad altre azioni per la sostenibilità sociale dei centri urbani, sono le priorità per le città. Tra gli impegni volontari assunti dall’Ue nell’ambito della conferenza, ci sono lo sviluppo di una definizione di città condivisa su scala globale e la promozione di modelli di cooperazione tra città diverse per lo sviluppo sostenibile.
Un documento, dunque, che fissa standard globali per ‘città verdi, pulite e inclusive’. Questa è la ‘Nuova Agenda Urbana’. Il testo, non vincolante, è stato approvato giovedì e agirà come guida di riferimento per progettisti e decisori in tema di sviluppo urbano nei prossimi decenni. “Con l’agenda per lo sviluppo delle città, la comunità internazionale si sta impegnando per il loro rafforzamento”, ha detto il ministro tedesco per le Infrastrutture Barbara Hendricks, sottolineando come le città possano ora combattere meglio la povertà e rafforzarsi contro il cambiamento climatico.
Tuttavia, l’esperta di clima e sviluppo urbano Lisa Junghans, dall’ong Germanwatch, ha criticato alcune parti della nuova agenda per la loro mancanza di dettagli concreti. “Obiettivi misurabili così come criteri, che l’agenda potrebbe fissare, sono completamente assenti”, ha detto Junghans sottolineando che resta da vedere come il documento aiuterà esattamente le città ad aumentare la sostenibilità e la qualità della vita. Alcuni partecipanti alla Conferenza si sono detti critici anche per l’assenza di proposte per la soluzione dei problemi sociali.
“Trasformare il nostro mondo per il meglio vuol dire trasformare le nostre città”, aveva dichiarato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon lunedì alla conferenza di apertura. Oggi – ha ricordato Ban – più della metà della popolazione mondiale vive nelle città, dove circa un quarto dei residenti alloggia in baraccopoli o in insediamenti non ufficiali, spesso in condizioni precarie.
Alla conferenza hanno preso parte 36mila persone da 167 Paesi. Si è trattato del terzo incontro denominato Habitat, i primi due si sono svolti nel 1976 e nel 1996.