Il progetto del poliziotto di quartiere non è mai decollato a livello nazionale, ma ora per far dimenticare il fallimento di quell’iniziativa arrivano i vigili di quartiere. E’ la Regione Toscana a lanciare la sperimentazione in 15 Comuni, stanziando tre milioni all’anno per un triennio. Obiettivo, migliorare la percezione della sicurezza nelle città mediante pattuglie a piedi che, lavorando nelle strade e nei quartieri più ‘delicati’, opereranno nella realtà quotidiana per essere punto di riferimento per i commercianti e deterrente per i malviventi. L’idea era stata lanciata nei mesi scorsi, accanto alla richiesta di un innalzamento della dotazione organica delle forze dell’ordine, che risulta insufficiente anche in Toscana. Dopo un lungo travaglio, sono state reperite le risorse ed è arrivato il via libera dalla Giunta, che definisce l’elenco della città dove gli ottanta vigili di quartiere inizieranno a operare. Scelti quindici Comuni dove, negli ultimi tre anni, più alto è stato l’indice di furti e rapine, reati legati al narcotraffico, violenze sessuali, minacce, lesioni e percosse. I criteri di selezione, concordati con Anci, hanno riguardato infatti l’indice di delittuosità in rapporto al numero di abitanti equivalenti dei Comuni, gli spostamenti giornalieri in entrata e uscita e il numero di turisti. Sono stati considerati inoltre soltanto i Comuni con un numero di abitanti equivalenti superiore a 35.000, mentre quelli con oltre 55.000 abitanti equivalenti avranno le risorse per impegnare due vigili di quartiere per tre turni e quelli tra 35.000 e 55.000 disporranno delle risorse per impegnare due vigili di quartiere per due turni. I Comuni coinvolti nella sperimentazione sono: Viareggio, Pisa, Firenze, Massa, Prato, Livorno, Lucca, Pistoia, Grosseto e Arezzo. In tutte queste dieci città sono previste tre coppie di vigili di quartiere distribuite in altrettanti turni giornalieri, a spese della Regione. Ci sono anche Campi Bisenzio, Pontedera, Sesto Fiorentino, Empoli e Piombino, che, con il sostegno della Regione potranno contare invece ciascuno due coppie di vigili di quartiere al giorno. “Il nostro progetto prevede un finanziamento per tre anni, dal 2019 al 2021, per l’assunzione a tempo indeterminato di personale di polizia municipale da destinare alla polizia di prossimità”, spiega l’assessore alla presidenza e alla sicurezza della Toscana, Vittorio Bugli. Gli agenti dovranno svolgere esclusivamente questo servizio. Trascorsi i primi tre anni, i Comuni s’impegnano a garantire la continuità del progetto, fino al 2023, sostenendone integralmente la spesa. La giunta regionale ha approvato anche lo schema di accordo, che dovrà essere firmato con Anci, che delinea i contenuti principali del progetto. I Comuni individuati dovranno a questo punto elaborare specifici progetti modulati sulle proprie peculiari problematiche e declinati sulla realtà locale, individuando in particolar modo le zone della città in cui andranno ad intervenire i vigili di quartiere. I progetti saranno presentati alla Regione, che li dovrà approvare e finanziare. Nei prossimi giorni Regione e Anci si confronteranno con la Prefettura di Firenze per stipulare un ulteriore accordo allo scopo di delineare il raccordo con le forze dell’ordine e definire i criteri di collaborazione reciproca su altri aspetti collaterali al progetto e al tema della sicurezza.
“Il progetto per i vigili di prossimità rappresenta una grande opportunità – afferma il presidente di Anci Toscana e Sindaco di Prato, Matteo Biffoni – Un modello innovativo, di collaborazione fra le istituzioni, che viene incontro all’esigenza dei Sindaci di dare risposte operative e concrete ai cittadini sul fronte della sicurezza. Abbiamo lavorato insieme alla Regione, per individuare i criteri più idonei a scegliere i luoghi della sperimentazione e siamo certi che i risultati non tarderanno a manifestarsi, anche grazie alla stretta collaborazione dei nostri agenti di polizia municipale con le altre forze dell’ordine”. I vigili di quartiere sono comunque solo uno degli strumenti che la Regione ha deciso di mettere in campo per aggredire il problema della sicurezza, che spesso è anche solo un problema di percezione, visto che crimini e reati da più anni sono in calo. “Servono politiche trasversali” spiega Bugli e, in molti casi, strumenti di prevenzione sociale. “Così, accanto ai progetti che riguardano la videosorveglianza (3 milioni e 250 mila euro di finanziamenti distribuiti dal 2016, con 171 progetti in ben 228 comuni ndr) – elenca – abbiamo avviato negli ultimi due anni una decina di progetti speciali per la rivitalizzazione di luoghi ‘difficili in altrettante città, nella consapevolezza che un quartiere vissuto, animato da negozi e con piazze che si riempiono di gente, possa essere un antidoto al senso d’insicurezza”. La Regione ha investito più di un milione in questa impresa. Anche la riqualificazione urbanistica delle città aiuta ad alzare il livello della sicurezza: una buona o cattiva progettazione degli spazi pubblici non è indifferente. Non a caso, sempre la Regione ha finanziato negli ultimi anni otto progetti in altrettanti Comuni per quasi 44 milioni (i cosiddetti Piu), per migliorare e incrementare la disponibilità di servizi sociali, culturali e ricreativi o la mobilità in aree marginali o degradate.