Insostenibili. Odiose. Pericolose per la stabilità economica e sociale del paese. Tasse che stritolano la quotidiana esistenza costringendo famiglie ed imprenditori a sacrifici enormi che molto spesso non riescono ad onorare. Una media di 703 euro all’anno da pagare per ogni contribuente.
Ma sul tema della fiscalità locale continuano a circolare cifre, analisi, giudizi spesso inesatti e anche strumentali, che quasi mai tengono conto dei molti cambiamenti normativi che sono piovuti addosso ai Comuni e che sono intervenuti nel corso di pochi anni nella tassazione sulla casa, passata – in poco tempo- da ICI a IMU a TASI. Con continue modifiche di aliquote e modalità applicative. Ma soprattutto non si può seriamente parlare degli incrementi della fiscalità locale senza contemporaneamente fornire i dati relativi ai tagli subiti in questi anni dai Comuni, i quali dal 2010 a oggi hanno visto ridotte le loro risorse per circa 18 miliardi di euro, cifra in alcun modo compensata dagli incrementi molto più bassi della fiscalità locale.
Insomma rappresentare i Sindaci come ossessionati dalla volontà di aumentare le tasse a tutti i costi è una affermazione falsa e anche offensiva. Semmai bisognerebbe apprezzare il fatto che gli incrementi fiscali sono stati contenuti in misura inferiore ai tagli subiti. Ma andiamo a vedere da vicino i dati.
Sono gli abitanti della Liguria i più tartassati dalle tasse comunali 2018. Il prossimo anno dovranno affrontare una spesa media di 703 euro, mentre i contribuenti che vivono in Calabria se la caveranno con meno della metà (298 euro). I primi della classifica dovranno versare alle casse delle loro città più del doppio rispetto agli ultimi (+135,9%). I dati, elaborati dall’Adnkronos, sono contenuti nelle tabelle diffuse dal dipartimento delle Finanze, in occasione di un’audizione parlamentare sulla capacità fiscale degli enti locali per il prossimo anno. Il dossier presentato dal Mef aggiorna le stime delle entrate locali delle regioni a statuto ordinario, che vengono calcolate su aliquote standard, per le regioni a statuto ordinario.
Secondo le elaborazioni del ministero i cittadini distribuiti lungo lo stivale pagheranno in media 489 euro di tasse comunali ma con rilevanti differenze a seconda del luogo in cui vivono. A dover pagare i tributi locali più elevati, dopo i liguri, saranno quelli che vivono nel Lazio (596 euro) e in Toscana (581 euro). Mentre i più fortunati saranno, dopo i calabresi, i lucani (310 euro) ed i molisani (354 euro). Sopra la media nazionale si posizionano: Emilia Romagna (570 euro); Piemonte (500 euro); Lombardia (498 euro). Sotto la media gli altri: Veneto (479 euro); Umbria (464 euro); Abruzzo (451 euro); Marche (429 euro); Puglia (389 euro); Campania (377 euro).
Il tributo più rilevante risulta essere l’Imu che costa 197 euro in media, con punte massime in Liguria, dove arriva a 362 euro, e minime in Basilicata, dove si ferma a 108 euro. Tra le città dove l’imposta raggiunge i livelli più elevati e quelle dove si ferma ai livelli minimi si trovano le altre: Toscana (236 euro); Emilia Romagna (234 euro); Lazio (232 euro); Piemonte (212 euro); Lombardia (200 euro); Veneto (196 euro); Abruzzo (181 euro); Marche (170 euro); Umbria (168 euro); Molise (159 euro); Puglia (158 euro); Campania (131 euro); Calabria (115 euro).
Dai rifiuti arrivano, altri 122 euro, con i toscani che spenderanno la cifra più elevata (161 euro); seguono il Lazio (154 euro); la Campania (142 euro), l’Emilia Romagna (139 euro), l’Abruzzo (135 euro), l’Umbria (136 euro), la Liguria (134 euro). Sotto la media nazionale si posizionano: Puglia (119 euro); Marche (109 euro); Piemonte (105 euro); Veneto (102 euro); Basilicata (97 euro); Calabria (96 euro); Lombardia (95 euro). I più fortunati saranno invece i molisani che dovranno pagare solo 83 euro.
L’addizionale comunale Irpef contribuisce per altri 50 euro, con il prelievo più alto che colpirà gli abitanti delle città lombarde (62 euro), seguiti dagli abitanti delle città che si trovano in: Emilia Romagna (59 euro); Liguria (58 euro); Piemonte (57 euro); Veneto (55 euro); Toscana (54 euro); Lazio (53 euro). Sotto la media nazionale si posizionano le città che si trovano nelle seguenti regioni: Umbria (48 euro); Marche (48 euro); Abruzzo (41 euro); Molise (36 euro); Basilicata (36 euro); Puglia (34 euro); Campania (31 euro). A chiudere la classifica gli abitanti degli enti locali che si trovano in Calabria, che pagheranno meno di tutti (30 euro).
Tra gli altri tributi che pesano sul totale non va dimenticata la tasi, che pesa in media per 35 euro, con la gabella più pesante per gli abitanti delle città che si trovano in Liguria (56 euro). Sopra la media nazionale si posizionano anche: Emilia Romagna (43 euro); Toscana (40 euro); Lombardia (39 euro); Lazio (39 euro); Piemonte (38 euro); Veneto (36 euro). Le città in cui si pagherà meno del dato medio si trovano in: Umbria (31 euro); Abruzzo (31 euro); Marche (29 euro); Molise (28 euro); Puglia (25 euro); Campania (21 euro); Basilicata (19 euro). Ancora una volta a pagare il tributo più basso saranno gli abitanti delle città che si trovano in Calabria.