Per abbattere le emissioni del 55% entro il 2030, come stabiliscono gli obiettivi UE, è necessario e urgente adottare misure per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento degli edifici e rilanciare il mercato delle caldaie da energie rinnovabili. Con questa mission è nata la campagna #Coolproducts che riunisce 23 organizzazioni tra europee e nazionali, tra cui Legambiente e Kyoto Club come partner italiani, allo scopo di decarbonizzare i sistemi di riscaldamento degli edifici, come pezzo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.
Secondo l’ultimo report redatto proprio da queste organizzazioni, per raggiungere questi target sarà necessario agire su due fronti. In primo luogo, servirà introdurre una nuova e più ambiziosa etichetta energetica per le caldaie già a partire dal 2023, in modo da spingere il mercato verso le fonti green. In secondo luogo, tale provvedimento andrebbe abbinato con una progressiva messa al bando dei riscaldamenti inquinanti e fossili. Secondo i dati ufficiali della campagna, il 28% dell’energia totale consumata nell’UE viene utilizzata per riscaldare gli ambienti, mentre più del 75% dell’energia prodotta per il riscaldamento degli edifici privati residenziali proviene attualmente da gas, petrolio e carbone. Di conseguenza, le emissioni prodotte da questo settore sono circa il 12% delle emissioni totali.
Secondo Ecos, le norme sull’ecodesign adottate nel 2013 dall’Unione, contribuiscono al taglio di 80 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Ma se rafforzate, queste politiche potrebbero portare a 30 Mt di emissioni di CO2 all’anno entro il 2030, a 90 Mt entro il 2040 e a 110 Mt entro il 2050. Ma per realizzare questo goal servirà armonizzare i limiti di emissione di NOx (ossidi di azoto) per le caldaie sopra i 400 kW con i regolamenti sulla progettazione ecocompatibile. La campagna, inoltre, sostiene che l’idrogeno non sia la scelta più pertinente per decarbonizzare l’intero settore. Alcuni studi hanno già dimostrato che solo meno del 10% del fabbisogno termico potrebbe essere soddisfatto da questa risorsa. L’idrogeno prodotto da rinnovabili sarà limitato e molto costoso, e per questo dovrebbe essere usato per decarbonizzare altri settori che attualmente non hanno alternative (ad esempio industrie ad alta intensità o il trasporto marittimo e aereo). Viceversa, bisognerà puntare su pompe di calore, ma anche dove possibile su biomasse locali e geotermia connesse a reti di teleriscaldamento e sulla ristrutturazione completa degli edifici.
Fonte: Legambiente