“In Italia il limite delle scelte operate dai governi negli ultimi 25 anni, è stato un approccio orientato al pensiero unico del risparmio, ma devono valere il principio dell’adeguatezza e della proporzionalità per dare efficacia, efficienza e solo alla fine risparmio. Il processo che porta alla gestione associata delle funzioni e dei servizi comunali deve essere fatto con strumenti flessibili, incentivanti, non bisogna ordinare il cambiamento. Il processo deve essere desiderabile, attrattivo, occorre incentivarne la realizzabilità”.
Così il sottosegretario agli Affari Regionali, Gianclaudio Bressa, in audizione alla Camera davanti alla Commissione Affari Costituzionali. “Nel panorama normativo italiano, ha detto il sottosegretario, abbiamo avuto nel 2014 una svolta rappresentata dalla Legge 56, la Delrio: non si tratta di svolta epocale, ma tale da consentire il cambiamento e dobbiamo cogliere il cambio di passo che la legge significa su questi temi. Dopo la Sentenza n.50 del 2015 della Corte Costituzionale non c’è dubbio che la 56 determina una grande riforma anche in tema di unioni, fusioni e incorporazioni, affermando che la materia è di competenza statale”.
Per Bressa, “la stragrande maggioranza delle Regioni ha legiferato in passato sulle unioni, ma si trattava di leggi che non consentivano che queste unioni avvenissero realmente: noi mettiamo su un piano di parità i comuni di tutte le Regioni, questo significa consentire alle Regioni di compiere al meglio il loro lavoro dopodichè adattino queste leggi al territorio”. Secondo il Sottosegretario, due modifiche potrebbero essere il motore di un maggior numero di unioni e fusioni: “servirebbero poche modifiche alla legge 56 affidando ai Consigli provinciali o metropolitani l’ individuazione di unioni e fusioni utili, a quel punto basta l’atto condiviso dall’assemblea dei sindaci di quel territorio per avviare un processo di unione o fusione. La Regione dovrebbe avere tre mesi di tempo per rispondere, questo permetterebbe di far partire le procedure da subito, lasciando poi lo strumento finale del referendum”. Bressa ha aggiunto, infine, che sarebbe possibile prevedere la prelazione di tutti i finanziamenti europei, gli incentivi e i sostegni per i comuni avviati ad una di queste forme. La Provincia diventerebbe così la casa dei Comuni.