Oltre 100mila ettari inquinati in 40 siti di interesse nazionale in attesa di bonifica. Da Taranto a Crotone, da Gela e Priolo a Marghera: in Italia le superfici individuate dal 1998 ad oggi come siti contaminati sono davvero estese. Negli anni, il Programma nazionale di bonifica era arrivato a comprendere 57 siti, scesi a 39 nel 2013 con la derubricazione di 18 siti da nazionali a regionali. Successivamente, con la bocciatura del Tar del ‘declassamento’ della Valle del Sacco, l’area laziale è rientrata nella lista dei sin portando l’elenco a 40 località. (Lo speciale)
Ma a che punto è l’iter delle bonifiche? Il ministero dell’Ambiente rileva negli ultimi due anni (15 gennaio 2014-31 dicembre 2015) “una forte accelerazione dei procedimenti amministrativi” che ha permesso di portare “le aree liberate e restituite agli usi legittimi” dai “1.482 ettari del 2013 a 8.102 ettari”. Si tratta cioè di aree ormai fruibili in termini di assenza di rischi sanitari e ambientali.
“Un risultato – ha sottolineato nei giorni scorsi il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti in audizione davanti alla Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti – che abbiamo potuto raggiungere puntando sulla semplificazione dei procedimenti di competenza, cercando sempre un ampio coinvolgimento dei diversi enti territoriali interessati e un’intensa interlocuzione con le aziende”.
I dati aggiornati a fine 2015, che faranno da base per i nuovi documenti sullo stato di avanzamento delle bonifiche, sono stati elaborati dalla Divisione Bonifiche e Risanamento del dicastero. In termini di ‘provvedimenti adottati’ si calcola che “sono stati perfezionati, nel periodo di riferimento, 120 decreti”, tra quelli di approvazione di progetti di bonifica, di autorizzazione di avvio dei lavori, di approvazione di progetti di dragaggio, ecc…. Oltre il “quadruplo” rispetto “all’intero 2013, in cui i decreti erano stati 26”. Quanto all’attività istruttoria, “sono state indette 183 Conferenze dei Servizi nel corso delle quali sono stati esaminati progetti di interventi di bonifica per circa 2.673 ettari”.
In termini di restituzione di aree, “l’attività svolta ha consentito di completare le caratterizzazioni in alcuni siti, di incrementare del 65% rispetto al 2013 le percentuali delle aree a terra per le quali sono stati approvati progetti di bonifica; invece, le aree liberate e restituite agli usi legittimi passano da 1.482 ettari del 2013 a 8.102 ettari”.
Nel dettaglio, si legge nella relazione, “l’88% delle aree della Val Basento; il 19% di Milazzo; il 18% di Manfredonia; l’11% di Crotone; il 10% di Fidenza; il 7% di Priolo e Trieste, l’8% di Taranto; il 20% di Sesto San Giovanni; il 9% di Venezia-Porto Marghera; il 4% di Piombino e il 5% di Porto Torres; il 3% di Laghi di Mantova e di Laguna di Grado e Marano”.
“E’ chiaro a tutti che il lavoro resta molto lungo e difficile – ha osservato Galletti – E che per prima cosa vanno rimosse quelle lentezze e quelle disattenzioni che oggi rendono gli interventi sul territorio ancor più complicati. Potrei citare ad esempio la scarsa partecipazione di alcune Regioni alle Conferenze dei Servizi, ma soprattutto i gravi ritardi nell’emissione dei provvedimenti di competenza, a partire dalle valutazioni d’impatto ambientale, senza le quali il ministero non può emettere i decreti di approvazione dei progetti di bonifica”.