Negli ultimi giorni, il problema delle tariffe dello scuolabus non integrabili con opportuni stanziamenti nei bilanci comunali è entrato nel dibattito politico locale e nazionale. Finalmente un tema serio, dell’Italia vera. Concreto e da risolvere in fretta. Questo anche grazie alla mobilitazione Uncem, alla lettera che i Sindaci hanno inviato ai Ministri competenti chiedendo di modificare la norma. Diversi Parlamentari di tutti i partiti hanno comunicato nelle scorse ore a Uncem di aver presentato nuove leggi ed emendamenti per modificare la legge vigente. Nel nostro Paese, una legge si modifica con una legge. In Parlamento. Non può essere il Miur o un altro atto tecnico a cambiare quanto scritto in un articolato già approvato dalle Camere. Per questo, Uncem confida nell’impegno di tanti Parlamentari sia di maggioranza sia all’opposizione nel cambiare quell'”invarianza finanziaria per lo scuolabus” prevista dall’articolo 5, comma 2, del Dlgs 63/2017. Occorre fare in fretta, l’emendamento di modifica dovrà essere inserito in una norma che le Camere hanno in esame nei prossimi giorni. Vista la “pausa estiva” dei lavori del Parlamento, Uncem, con tutti gli Amministratori, chiede un’azione immediata oltre all’impegno di tutti gli eletti.
Molti Sindaci nelle scorse ore hanno comunicato a Uncem la volontà, comunque andranno le cose, di andare avanti. Cioé di integrare la tariffa, o coprirla interamente con le loro risorse comunali messe a bilancio, come hanno sempre fatto. “Fanno bene. Hanno ragione e hanno tutto il supporto di Uncem. I bilanci comunali sono stati approvati nei mesi scorsi e, secondo tradizione, comprendono anche gli stanziamenti per garantire il trasporto studenti. Un impegno necessario per salvaguardare il servizio scolastico stesso che altrimenti verrebbe meno”, commenta il Presidente nazionale Uncem, Marco Bussone. Lo ha scritto ieri a tutti i Sindaci. Perché tutti sappiamo (e tutti sappiano) che lo scuolabus raggiunge frazioni e borghi, porta i bambini e ragazzi verso le scuole di ogni ordine e grado e verso casa. Quella spesa è figlia di un “diritto di cittadinanza”, fondamentale, che lo Stato ha troppo spesso lasciato all’organizzazione dei territori, senza però stanziare le adeguate risorse. Anzi, i parametri statali per le scuole di montagna sono troppo spesso stati briglie che hanno ridotto plessi, insegnanti, dirigenze scolastiche, limitato servizi e costretto poi i Comuni a organizzare efficienti e puntali servizi di trasporto. Fronti che la città non conoscono affatto, potendo contare su una rete di trasporto pubblico urbano, questa sì, pagata da Regioni e Comuni grazie a una non banale spesa pubblica. Che la norma vigente e che la Corte dei Conti – al posto di trovare con noi soluzioni – affermino che invece in montagna lo scuolabus lo devono pagare interamente le famiglie, gli utenti, è lontano dalle necessità della realtà e del Paese vero, fatto al 55 per cento da Alpi e Appennini, da migliaia di Comuni, con i loro borghi e le loro frazioni. Fatto anche da Sindaci che hanno a cuore i servizi, lo sviluppo locale e combattono lo spopolamento, facendo fino in fondo la loro parte, senza timore e con coraggio, determinazione, impegno, abnegazione, passione.
“Vadano avanti i Colleghi che integrano con il bilancio comunale lo scuolabus. Lo continuino a fare tutti”, ribadisce Bussone che lo ha scritto a tutti i Sindaci. Lo spiegheremo – se necessario – a ragionieri, a revisori dei conti e anche alla stessa Corte dei Conti. Scoprano le nostre realtà e le difficoltà che fa uno studente di Acceglio o di Succiso per raggiungere la scuola, anche quella primaria, poi la secondaria e – dopo ore e ore di viaggio – l’università. Senza quello scuolabus (e dovremo in fretta fare pressione per cambiare la normativa affinché i pullman gialli siano utilizzabili da tutta la comunità, famiglie e terza età, per esigenze di trasporto e non solo dagli studenti), la comunità muore ancora. “Quel servizio pagato da noi, dai Comuni, integrando la tariffa, è decisivo per limitare abbandono e spopolamento – conclude Bussone – È una questione che incontra l’articolo 44 della Costituzione. Differenziare le norme per le aree montane lo hanno scritto i Padri Costituenti. Andiamo avanti e il Parlamento faccia in fretta. I Comuni montani sono certo che dal 1° settembre continueranno a erogare il servizio di scuolabus, a finanziarlo e a garantire i diritti di cittadinanza per i nostri figli. La mobilitazione non si ferma”.
Vedi anche:
http://www.gdc.ancitel.it/scuolabus-gratuiti-bussone-uncem-positivo-limpegno-di-molti-parlamentari/
http://www.gdc.ancitel.it/piccoli-comuni-uncem-contro-il-divieto-di-integrare-le-tariffe-scuolabus/