Razionalizzare gli spazi utilizzati dalle pubbliche amministrazioni centrali e realizzare poli amministrativi per ridurre la spesa pubblica oltre a una grande attenzione all’adeguamento sismico ed energetico degli immobili dello Stato. Sono queste le linee programmatiche dell’azione dell’Agenzia del Demanio presentate ieri dal direttore Riccardo Carpino durante l’audizione alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati. “Occorre accelerare sui lavori e far partire gli interventi edilizi sugli immobili che possono rispondere alle esigenze allocative degli uffici pubblici – ha detto Carpino – riducendo in maniera progressiva i canoni di affitto pagati ai privati”. Individuare nuove soluzioni allocative permetterà infatti di ridurre gli attuali 810 milioni di euro pagati per gli affitti passivi , conseguendo un risparmio stimato in 69 milioni di euro al 2023 a cui si aggiungono ulteriori 62 milioni previsti per il 2025.
Durante l’audizione il direttore dell’Agenzia del Demanio ha altresì delineato il quadro complessivo riferito alle diverse vendite e valorizzazioni degli immobili pubblici. La riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico comprende un rivolo importante dedicato all’efficientamento energetico e alla prevenzione del rischio sismico con uno stanziamento decennale di circa 1,1 miliardi di cui 950 milioni di euro da dedicare a piani di riqualificazione sismica. Entro il 15 dicembre partiranno bandi per riqualificare 721 immobili nelle aree a maggior rischio sismico. Queste procedure avvieranno un nuovo approccio che coniugherà l’affidamento di audit e dei progetti di fattibilità tecnico economica per abbreviare i tempi.
Su questo sfondo occorre dire che nel quadriennio 2015-2018, sono state attivate procedure per la cessione di circa 1.000 immobili, finalizzandone circa il 30% per un incasso medio annuo di oltre 20 milioni di euro. Per quanto riguarda invece le vendite straordinarie, che sono condotte in stretto raccordo con il Dipartimento del Tesoro, nel periodo 2013-2017 sono stati dismessi 86 beni per un valore di circa 800 milioni di euro, di cui 58 di proprietà dello Stato venduti per un introito pari a circa 460 milioni.
Sul fronte delle valorizzazioni con la procedura del federalismo demaniale culturale, infine, 142 immobili di pregio storico-artistico, per un valore di circa 600 milioni di euro, sono stati trasferiti a titolo gratuito a Comuni, Province, Regioni e Città Metropolitane sulla base di un progetto di recupero che ne garantisce la tutela, la salvaguardia, l’utilizzo e la conservazione. Mentre con il federalismo ordinario i trasferimenti hanno coinvolto quasi 5.000 immobili di cui il 45% ha mantenuto una destinazione d’uso pubblica ed il 25% di esso è stato destinato alla messa a reddito.