Il dopo Renzi è uno scenario pieno di incognite. Certi sono soltanto i risultati del referendum costituzionale. Ieri l’affluenza alle urne è stata del 68,48%, al NO sono andati 19.419.507 voti, mentre al SI 13.432.208, rispettivamente 59,1% e 40,9%.
Matteo Renzi, che ha preso atto della sconfitta poco dopo mezzanotte, si è dimesso. Ora la parola è passata al Quirinale, dove questa mattina il premier si è recato per un colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Diverse le ipotesi sul tappeto: da un reincarico al presidente uscente, all’esecutivo tecnico-istituzionale. La prima opzione sembra allo stato la meno percorribile, perché contrasta con le parole dette questa notte da Renzi: “Il No ha vinto in modo straordinariamente netto. Ora tocca al No fare le proposte, serie e credibili, a partire dalla legge elettorale”.
Se invece Mattarella decidesse di privilegiare la continuità tra passato e presente, potrebbe essere un ministro del governo uscente a ricevere l’incarico per tentare di formare un nuovo esecutivo. I nomi che circolano sono quelli dei ministri dell’Economia, Piercarlo Padoan, o del collega alle Infrastrutture, Graziano Delrio.
Un’altra ipotesi potrebbe vedere affidato l’incarico a una figura istituzionale, come quella del presidente del Senato, Pietro Grasso.
Oggi pomeriggio è attesa la convocazione del Cdm per le dimissioni del governo, poi il presidente del consiglio uscente salirà al Quirinale per comunicare al capo dello Stato le proprie decisioni. Da quel momento sarà Mattarella il protagonista delle scelte.