Nuova incombenza per i Comuni. Parte a settembre, e proseguirà per tutto il mese di ottobre, il piano di controlli straordinario previsto dalla Conferenza Stato-Regioni che ha affidato alle Amministrazioni locali il compito di effettuare verifiche a campione sul 5% delle famiglie beneficiarie del Reddito di cittadinanza. Obiettivo dei controlli, contrastare gli eventuali abusi nella fruizione del sussidio, di cui già cominciano a manifestarsi alcuni episodi. Di qui l’opportunità di far scendere in campo anche i Comuni, oltre all’Agenzia delle Entrate, all’Ispettorato nazionale del lavoro e alla Guardia di Finanza. Non a caso, le Fiamme Gialle sono già impegnate a controllare una lista con circa 600mila profili a rischio.
Le verifiche metteranno sotto la lente due differenti requisiti che danno accesso al sussidio di sostegno al reddito, esaminando quindi diversi database. Il primo requisito oggetto di controlli sarà la residenza o il soggiorno in Italia che, secondo quanto stabilito dal decreto legge 2019, deve corrispondere ad almeno 10 anni. Il secondo requisito, che è poi quello da cui nasce la necessità di un piano di controlli straordinario, è la composizione del nucleo familiare richiedente il reddito e dichiarato in fase di Isee.
In pratica, i Comuni dovranno incrociare i dati di uffici anagrafici e servizi sociali per poi comunicare entro 10 giorni i risultati all’Inps attraverso GEPI, la piattaforma informatica messa a punto dal Ministero del lavoro per la gestione dei Patti per l’inclusione sociale, che si attiverà successivamente in caso di irregolarità con sanzioni o ricorso all’autorità giudiziaria.