Ammontano a 78.265 le tonnellate di RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, come frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, forni e cappe) trattate, nel corso del 2015, da Ecodom, il più importante Consorzio operante in Italia nella gestione di questa tipologia di rifiuti. “Un risultato importante, ma bisogna fare di più per uscire dalla logica dell’economia dell’usa e getta. Poi in Italia servono regole più chiare soprattutto per quanto riguarda la qualità del trattamento dei rifiuti”, spiega Giorgio Arienti, Direttore Generale di Ecodom. “Soprattutto negli ultimi mesi dell’anno il crollo del prezzo delle materie prime e seconde ha messo in crisi l’industria del riciclo, oggi è più conveniente estrarre la plastica dal petrolio e il ferro dalle miniere che prenderli dai rifiuti e questo rende necessario una serie d’interventi, non tanto di sostegno economico al settore, quanto di chiarezza – ha aggiunto – Bisogna tenere in considerazione anche gli aspetti ambientali all’interno delle considerazioni economiche che si fanno sui settori industriali”.
Per creare una nuova cultura del riciclo e per presentare il “Rapporto di Sostenibilità 2015”, Ecodom quest’anno presenta storie di “economia circolare”: esperienze positive, di uomini e di donne, che hanno ridefinito il loro modo abituale di fare business. A cominciare dal cibo come spiega lo chef stellato Davide Oldani.
“Quello che dico io è pensare, prima di comprare, e pesare, prima di cucinare, solo con queste due cose si può comprare meno e si può utilizzare in maniera corretta tutto quello che si ha in frigorifero senza creare scarti. L’uomo deve capire che non deve stressare il terreno per avere una maggiore produzione di ciò che poi viene buttato”.
Il riciclo dunque è una attività virtuosa, che deve coinvolgere tutta la società e che per alcuni può diventare una via di riscatto come per i 40 detenuti del carcere di Bollate che a settembre saranno impegnati in un progetto per la lavorazione e lo smaltimento dei RAEE, come racconta il direttore del penitenziario Massimo Parisi: “Qui si tratta di un progetto in cui si può avere una competenza specifica, delle abilità che magari non si pensava neanche di poter sperimentare, quindi è accolto molto bene. Se riusciamo a occupare molte persone significa creare quei ponti con la società che possono prevenire ulteriori recidive”.