Enti locali e istituzioni del sapere si alleano contro la criminalità organizzata e diffusa: il territorio come campo di battaglia, le tecnologie digitali come armi predittive e operative. Non si tratta di fantascienza – che già nel libro di Philip K. Dick (Minority report) aveva anticipato la possibilità di impedire i delitti prima che avvenissero – bensì di una realtà in divenire. Un primo esempio concreto viene dalla Puglia, dove la Regione ha siglato un protocollo d’intesa con l’Università di Trento e la sua start up Intellegit con l’obiettivo di prevenire fenomeni criminali attraverso lo studio dei reati mediante un approccio interdisciplinare che consenta di prevedere dove e quando i crimini verranno commessi, offrendo altresì alle pubbliche amministrazioni suggerimenti utili per mettere in campo efficaci politiche urbane di contrasto .
Hanno firmato l’accordo, per cui la Puglia è la prima pubblica amministrazione dopo quella trentina ad adottare questo approccio innovativo in funzione anticrimine, il presidente della Regione, Michele Emiliano, il rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini, e l’amministratore delegato di Intellegit, Giorgio Casoni, la cui azienda si occuperà fra l’altro della realizzazione di banche dati e dello sviluppo del software. “E’ un protocollo d’intesa che consentirà all’Università e alla Regione Puglia di studiare i dati del crimine della regione in modo da avere elementi predittivi sulla commissione dei reati in futuro – commenta Emiliano e aggiunge – Si tratta di statistica, di meccanismi attraverso i quali, studiando la reiterazione dei reati in determinate condizioni, in determinati luoghi e in determinati orari, è più facile dare suggerimenti alle forze dell’ordine su come collocarsi sul territorio. Questi dati – prosegue – saranno utilissimi alle attività dell’antimafia sociale per intervenire in quei quartieri, in quei luoghi, in quelle città dove è più necessario intervenire sull’educazione alla legalità, contro la violenza sulle donne e contro, in generale, quei fenomeni drammatici che abbiamo dovuto affrontare proprio da ultimo anche nella regione Puglia. Si tratta di una soglia molto avanzata – sottolinea – e la Puglia sarà, dopo la provincia autonoma di Trento e la città di Trento, il primo soggetto pubblico che avvia studi di questo tipo in collaborazione con un’Università che è stata antesignana di questo genere di approfondimento scientifico”.
“La nostra ricerca – replica Collini – mette assieme scienze giuridiche, sociali e tecnologiche: non vuole solo mettere a punto un modello di analisi del crimine sul territorio, ma anche un modello predittivo, cioè la capacità di anticipare i luoghi dove il crimine si manifesta maggiormente. Più difficile, invece, intervenire preventivamente su atti terroristici, perché l’attentato nel nostro sistema è fortunatamente un cigno nero, e non abbiamo una storia statistica: non c’è – spiega – una capacita predittiva su fenomeni simili. Negli Usa – aggiunge – questi strumenti hanno dato risultati significativi in termini di riduzione percentuale dei fenomeni di tipo urbano che sono quelli di cui ci occupiamo. E anche a Trento hanno dato un miglioramento nelle politiche e un cambiamento nel tessuto sociale. Il nostro approccio – conclude – prevede di consultare direttamente i cittadini per monitorare le loro sensazioni e capire come il dato criminale sia vissuto dalla popolazione”.