La definizione di una prima Strategia nazionale organica per la riduzione del rischio da disastro e la predisposizione del Documento unico di valutazione dei rischi e della capacità di gestione degli stessi. Sono i due obiettivi, con scadenza dicembre 2020, che il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha sottolineato all’incontro della Piattaforma nazionale per la riduzione del rischio, il forum che raccoglie tutti gli attori istituzionali e non coinvolti nella gestione del rischio. Tali obiettivi potranno essere conseguiti attraverso un pieno coinvolgimento della Piattaforma, così da produrre un quadro completo delle conoscenze e delle attività messe in campo o necessarie per la riduzione dei rischi.
«Gli eventi meteo estremi che hanno colpito il nostro Paese, causando danni molto seri da nord a sud del Paese, hanno evidenziato, se possibile, ulteriori e più serie vulnerabilità di cui dovremo farci carico. Il caso del Ponte Morandi ha fatto emergere in maniera dirompente il problema dell’obsolescenza delle infrastrutture come fattore di rischio con cui ci troveremo sempre più spesso a confronto – ha ricordato Borrelli –. Per questo mi preme sottolineare che, al di là degli obblighi che ci derivano dall’appartenenza alle Nazioni Unite e dalla Commissione Europea, la Strategia di riduzione del rischio che dovremo delineare per il nostro Paese non è un mero adempimento, ma uno strumento che deve avere un’utilità e un impatto nazionale».
La riunione è stata utile per fare il punto sulle azioni di riduzione del rischio messe in campo dalle diverse amministrazioni e per presentare il documento di Valutazione nazionale dei rischi, una fotografia delle principali categorie di rischio in Italia e sui prossimi passi per arrivare alla definizione di una Strategia nazionale.
Hanno partecipato all’incontro i rappresentanti dei Dipartimenti per gli Affari regionali e le Autonomie, per le Politiche di coesione, Casa Italia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dei ministeri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, dell’Interno, della Difesa, dell’Economia e delle Finanze, dello Sviluppo Economico, delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e del Turismo, dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, delle Infrastrutture e Trasporti, per i Beni e le attività culturali, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, della Salute, della Conferenza unificata delle regioni, dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), della Consulta nazionale delle organizzazioni di volontariato di protezione civile, dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, dell’Agenzia per la Coesione territoriale, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dell’Ente nazionale avizione civile (Enac
Il nostro Paese, geologicamente “giovane”, presenta una varietà di calamità naturali senza confronto, i cui effetti sono resi più disastrosi dall’antropizzazione del territorio (abbandono delle aree rurali, deforestazione, inurbamento, alterazione dei corsi d’acqua, presenza di insediamenti in aree a rischio). L’Italia è uno dei paesi europei a più alta sismicità, con 4 terremoti di magnitudo pari o superiore a 6 negli ultimi 10 anni. Ma il nostro Paese, assieme all’Islanda, ha anche la più alta concentrazione di vulcani attivi, mentre l’estensione delle coste espone ampi settori del territorio nazionale al rischio maremoto. La conformazione prevalentemente collinare e montuosa fa sì che l’Italia presenti, inoltre, un record negativo per frane e dissesti e il 90% dei Comuni italiani è esposto al rischio idraulico o idrogeologico. Crisi idriche e incendi boschivi, infine, sono due rischi con cui il nostro Paese convive da anni ma che in futuro rischia di essere esacerbato dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Fonte: Sito del Dipartimento della Protezione Civile – Presidenza del Consiglio dei Ministri