Fra il Mar Tirreno e lo Jonio, è situato Pentedattilo, frazione del comune di Melito di Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria, un borgo abbandonato dai suoi abitanti, ma ricco di storia alle pendici di una parete rocciosa che ricorda la mano aperta di un ciclope disteso a guardare il mare.
Un borgo che nei secoli, ha ammaliato anche personaggi come Mauritius Cornelius Escher, che vi realizzò numerose incisioni e lo scrittore inglese Edward Lear, il cui viaggio a piedi ha ispirato “il sentiero dell’inglese”.
Il borgo inizia a subire lo spopolamento nel 1700, dopo essere stato danneggiato da un terremoto e poi viene definitivamente abbandonato negli anni ’70, quando gli abitanti per ragioni di sicurezza sono costretti a trasferirsi a valle. Un paese fantasma che narra di fantasmi e che alla fine del ’600 fu teatro di un dramma, che vide protagonisti Bernardino Abenavoli, signore di Montebello Jonico, innamorato della giovane Antonietta Alberti, figlia dei marchesi di Pentedattilo. Quando la giovane venne data in sposa a don Pedrillo Cortez, Bernardino decise di vendicarsi dell’onta subita uccidendo tutta la famiglia nel palazzo nobile di Pentedattilo e sposando l’amata. La vicenda ha dato vita a numerose leggende, si narra che quando il vento si insinui tra le rocce si possano ancora udire i gemiti degli uccisi e l’atmosfera del luogo contribuisce all’illusione.
Da alcuni anni il borgo ha vissuto una vera e propria rinascita, gente del luogo e artisti da tutto il mondo hanno dato nuova vita alle strade di Pentedattilo aprendo botteghe, riscoprendo tradizioni artigiane e riportando alla luce la cultura della zona grecanica della Calabria. In quest’area l’eredità della Magna Grecia è ancora viva nelle usanze e nei modi di vivere, ma anche nella toponomastica (Roghudi, Condofuri, Roccaforte del Greco) e nella lingua, ancora oggi vi sono comunità che parlano una forma di lingua greca, riconosciuta e tutelata dallo Stato italiano come parte del patrimonio linguistico nazionale.
Oggi il luogo è da scoprire: molte delle case in pietra formano un albergo diffuso, e tra le vie del borgo sono sorti il Museo delle tradizioni popolari e il Piccolo Museo del Bergamotto, ma il borgo da alcuni anni è famoso soprattutto per il Pentedattilo Film Festival, un Festival Internazionale di cortometraggi che nel Sud Italia ha creato la nuova frontiera del cinema breve mondiale.
Un cinema che scalpita per essere riconosciuto, un festival di cortometraggi che individua talenti, promuove occasioni di incontri tra giovani cineasti e maestri del cinema. Fin dal debutto del 2006, il Festival si è imposto per originalità e qualità di contenuti, entrando nella rete internazionale di festival cinematografici che fanno del cortometraggio il fulcro del palinsesto. Durante le giornate di fine estate il paesaggio di Pentedattilo si trasforma in un luogo di confronto, i cortometraggi selezionati sono proiettati nell’ambito delle differenti sezioni e anche fuori concorso del festival, dentro un palinsesto di programmazione arricchito da installazioni, mostre, laboratori cinematografici, incontri di approfondimento, incursioni musicali; il festival diventa un contenitore plasmato dal borgo fantasma che a sua volta plasma il borgo condividendo con i fantasmi le luci, il rumore del vento, le parole degli autori, un paese che diventa il festival del cinema in corto.