Addio alla buonuscita per i manager delle partecipate. Il termine ultimo per gli statuti delle società a controllo pubblico di mettersi in linea e rispettare il decreto Madia è entro la fine del mese. Da quella data, si dovranno attenere infatti al “divieto di corrispondere trattamenti di fine mandato”, di riconoscere “gettoni di presenza o premi di risultato deliberati dopo lo svolgimento dell’attività” ad amministratori e altri componenti.
La stretta prevede lo stop alla creazione di nuovi organi, l’accentramento delle deleghe e “l’esclusione della carica di vicepresidente” (in caso sia necessaria non può comportare “compensi aggiuntivi”). La riforma delle partecipate stabilisce anche che i manager delle società a controllo pubblico non possano essere dipendenti delle amministrazioni pubbliche controllanti e vigilanti.
E ancora, niente indennità diverse rispetto a quelle previste dalla legge o dai contratti. C’è poi da rispettare il “principio di equilibrio di genere, almeno nella misura di un terzo”, quindi del 33%, da calcolare sul totale delle nomine effettuate in corso d’anno. Il termine del 31 luglio per l’adeguamento degli Statuti potrebbe anche non essere considerato perentorio, ma si abbina ad un altro impegno, l’iscrizione ad un elenco, tenuto dall’Anac, delle amministrazioni che fanno affidamenti diretti. L’inserimento nella lista, obbligatorio da settembre per chi vuole procedere in house, è subordinato a una serie di verifiche tra cui anche il controllo degli statuti delle partecipate. Ecco che la deadline di fine mese su buonuscite e altri riconoscimenti difficilmente potrà passare inosservata. Inoltre è la prima ‘tagliola’, in ordine temporale, prevista dal decreto Madia. Ne seguiranno altre, tra cui, a fine settembre, l’attesa revisione delle partecipazioni da sforbiciare.