Arriva l’obbligo per gli enti locali di ricorrere ai “soggetti aggregatori” (città metropolitane, province, centrali regionali e Consip) per l’acquisto di cinque nuove categorie di servizi: pulizia, vigilanza, guardiania, manutenzione e facility management degli immobili. La novità scatta a decorrere dal 9 agosto e riguarda una spesa annua che attualmente ammonta a 3 miliardi di euro e che diventa ora aggredibile.
Il ricorso alle centrali di acquisto era previsto dal decreto Irpef del 2014 nell’ambito delle misure di spending review destinate a finanziare il bonus da 80 euro. A disciplinare la norma e’ stato poi il dpcm del 24 dicembre 2015, che ha individuato le 19 categorie merceologiche per la cui acquisizione, al di sopra di determinate soglie, bisogna necessariamente fare riferimento ai cosiddetti ai soggetti aggregatori. L’obbligo e’ gia’ scattato il 9 febbraio scorso (data di entrata in vigore del dpcm) per 14 categorie di beni sanitari acquistati dalle amministrazioni statali, centrali e periferiche – ad esclusione delle scuole, delle istituzioni educative e delle universita’ – le Regioni e gli enti regionali, oltre che i loro consorzi e associazioni, e gli enti del servizio sanitario nazionale. L’obbligo per gli enti locali decorre invece dal prossimo 9 agosto 2016 e riguarda sostanzialmente altre 5 categorie: vigilanza armata, oltre la soglia di 40.000 euro, che ricomprende il servizio di vigilanza rivolto a tutti gli uffici delle amministrazioni; guardiania, oltre i 40.000 euro, per il servizio di vigilanza non armata e/o portierato; pulizia, oltre 209.000 euro, per il servizio rivolto a caserme, scuole, centri di formazione, uffici; manutenzione immobili e impianti, oltre i 209.000 euro, per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici, gli impianti tecnologici, gli impianti elettrici, gli ascensori e quant’altro; Facility Management Immobili, anche in questo caso oltre i 209.000 euro, comprendendo un mix dei servizi precedenti e altri servizi aggiuntivi. La spesa annua della p.a. nel suo complesso per beni e servizi per le categorie merceologiche e’ pari a circa 12,8 miliardi per le 14 categorie spesa sanitaria e a circa 3 miliardi per le altre 5 categorie. La spesa aggredibile in totale e’ dunque pari a poco meno di 15 miliardi di euro.
L’obbligo per gli enti locali di ricorrere ai “soggetti aggregatori” per gli acquisti nei settori pulizia, vigilanza, guardiania, manutenzione e facility management degli immobili, che scatterà il prossimo 9 agosto, è un piccolo passo verso il miglioramento della spesa ma ancora non basta. I risparmi che la novità dovrebbe garantire sono ancora lontani dal coprire i 30 miliardi di euro di sprechi negli acquisti pubblici fatti registrare ogni anno dalla Pubblica Amministrazione. Lo afferma il Codacons, che denuncia come gli enti locali riescano spesso ad eludere i prezzi centrali fissati dalla Consip.
“Dalla benzina ai computer, passando per telefonini e carta, gli enti pubblici centrali e locali sono riusciti finora ad eludere con facilità le convenzioni e acquistano a prezzi ben superiori rispetto a quelli stabiliti dalla Consip – denuncia il Presidente Carlo Rienzi – In base ai conti elaborati dal Codacons su dati del Tesoro, gli enti pubblici arrivano a spendere il 13,6% in più per i carburanti, il 25,8% in più per un personal computer, il 22,6% in più per la telefonia, il 38% in più per una fotocopiatrice, fino ad arrivare al 68,2% in più di spesa per una stampante”. “La strada per ridurre gli sprechi è ancora molto lunga: occorre tagliare gli sperperi in tutti gli acquisti pubblici e azzerare i 30 miliardi di euro sprecati ogni anno, soldi che vengono ingiustamente sottratti alla collettività” – conclude Rienzi.