L’urbanesimo o inurbamento è quel processo consistente nella migrazione di grandi masse di popolazioni dalle campagne alle città. Da un punto di vista sociale, essa è riconducibile all’assunzione di uno stile di vita urbano da parte di masse contadine (urbanizzazione).
Il fenomeno dell’inurbamento ha caratterizzato diverse epoche dell’evoluzione dell’organizzazione (o disorganizzazione) della società ed è iniziato con l’affermarsi dei primi nuclei abitativi organizzati in città, tuttavia la sua forma più radicale si sviluppa dall’industrializzazione dell’Occidente nel XIX e XX secolo. Seppure con modalità differenti, è in atto anche in epoca contemporanea. Ed è paragonabile a uno tsunami. Una vera e propria fuga verso i grandi centri urbani alla ricerca del lavoro, del benessere e della qualità della vita ritenuta migliore.
Nei prossimi 30 anni, secondo il Gruppo internazionale di esperti delle risorse naturali istituito dall’Onu (International resource panel), 2,4 miliardi di persone si trasferiranno nelle città e per accoglierle è necessario ripensare in chiave sostenibile il modo di progettare e costruire le aree urbane. Sarà necessario ingrandire e adeguare le città o costruirne di nuove con un utilizzo di risorse naturali che potrebbe aumentare del 125% a 90 miliardi di tonnellate (dai 40 miliardi di tonnellate del 2010): un peso enorme sull’ambiente. Per evitare un sovrasfruttamento è fondamentale cambiare mentalità nel pensare il progresso.
Un’allerta rivolta ai responsabili politici dal Gruppo di esperti delle risorse naturali (International resource panel) – istituito dall’Onu nell’ambito del Programma per l’Ambiente (Unep) – nell’ultimo rapporto dal titolo “Il peso delle città: i requisiti delle risorse della futura urbanizzazione”. La gestione delle materie prime, osservano gli esperti, diventa un argomento politico centrale come il contenimento della CO2.
Secondo lo studio, nel 2050 la popolazione globale che vivrà nelle città dovrebbe essere il 66% del totale (dal 54% del 2015) e quindi occorrono nuove strategie per accogliere questi flussi in modo da evitare choc per la natura e per l’uomo, cioè in modo che il sistema regga l’impatto. Ogni anno le risorse che la Terra è in grado di rigenerare da sola si esauriscono sempre prima: il 2 agosto scorso, ad esempio, siamo andati in debito verso il Pianeta per il 2017, e per soddisfare i consumi globali al ritmo attuale ci sarebbe bisogno di 1,7 Terre.
Nallo studio si legge che più di un terzo della crescita urbana dovrebbe riguardare India (404 milioni di nuovi abitanti delle città), Cina (292 milioni) e Nigeria (212 milioni). Rileva anche che nel mondo le città sono cresciute al ritmo del 2% l’anno, con lo sfruttamento del territorio che passerà da un milione di chilometri quadrati, ai 2,5 milioni del 2050. A fronte dell’impiego di miliardi di tonnellate di materie prime (combustibili fossili, sabbia, ghiaia, minerale di ferro, legno, acqua e cibo), il rischio è che si impieghino più risorse di quanto il nostro pianeta possa rigenerare, gravando soprattutto su agricoltura, energia, industria e trasporto.
La raccomandazione, dunque, è di puntare su risparmi ed economia circolare: pianificare città compatte, per risparmiare su chilometri quadrati di asfalto ed evitare spreco di cemento, elettricità e acqua; prevedere trasporti pubblici efficienti ed economici (metropolitana leggera, trasporto rapido di autobus), quartieri vivibili in cui le persone preferiscano camminare o andare in bicicletta, uso di ‘car sharing’, veicoli elettrici con reti di punti di ricarica, sistemi idrici efficienti, nuove tecnologie di riscaldamento, raffreddamento e illuminazione. E ancora, promuovere comportamenti sostenibili con la riduzione, il recupero e il riciclo di materiali.
“Ci sono già troppe persone nel mondo avvelenate dallo smog nelle città in cui vivono ed è allarmante vedere che questa tendenza è destinata a peggiorare”, commenta il capo dell’Unep, Erik Solheim secondo cui “possiamo progettare città migliori, dove le persone possono camminare o andare in bicicletta invece di usare le auto, dove i rifiuti vengono riciclati anziché bruciati o gettati dentro discariche e dove tutti possono accedere a combustibili ed energia pulita”.