Più utenti accedono ai nuovi dispositivi elettronici in commercio, più aumentano le probabilità di essere oggetto di azioni di ciyber criminali. Sottrarre dati personali e riferiti all’azienda, rubare l’identità di una persona, commettere frodi, violare database riservati, mettere in atto azioni di spionaggio, sabotare infrastrutture e attaccare Governi, sono solo alcuni esempi di cosa possono fare i criminali informatici.
Jean-Claude Juncker l’ha riconosciuto davanti all’assemblea degli eurodeputati nel suo discorso sullo Stato dell’Unione: l’Europa non è pronta per affrontare una minaccia dal web. Il cybercrime è un pericolo ancora sfuggente per gli strumenti di difesa della Ue.
Arriva, dunque, la stretta Ue per migliorare la cybersicurezza europea, che secondo alcune stime farebbe danni pari a 265 miliardi l’anno solo in Europa, mentre procede in parallelo la libera circolazione dei dati non personali, il cui valore potrebbe crescere nella sola Italia a quasi 70 miliardi di euro nel 2020. Queste le proposte adottate dalla Commissione Ue in occasione del discorso sullo Stato dell’Unione del presidente Jean-Claude Juncker e presentate ieri a Bruxelles.
Le novità chiave includono poteri e struttura rafforzata per l’Enisa, l’Agenzia europea per la cybersicurezza, un Piano Ue di risposta coordinata ai cyberattacchi, un Fondo per aiutare i Paesi vittime, un sistema di certificazione Ue per i prodotti ‘cybersicuri’, una rete e un centro di ricerca europei, e una direttiva contro le frodi per i pagamenti online, incluse le valute virtuali.
Sul fronte dati, stop a blocchi territoriali per stoccarli, accesso garantito ai server ovunque siano per gli stati membri e più obblighi sui contratti per i servizi cloud.