Oltre 1.500 cantieri aperti, sia nel pubblico che nel privato, per la ricostruzione degli edifici, delle attività produttive e delle infrastrutture, per restituire alle popolazioni gli spazi e le condizioni che stanno consentendo di tornare nei territori di appartenenza. Una nota della Giunta regionale fa il punto sulla ricostruzione dopo il sima che due anni fa causò 11.000 sfollati, 388 feriti e 303 morti. “A due anni dal sisma – spiega il presidente Ceriscioli – si sta concludendo lo stato di emergenza, previsto fino a dicembre e che probabilmente verrà prorogato. La Regione ha, ora, lo sguardo rivolto alla ricostruzione”. Su un totale di 348 milioni di contributi assegnati alle quattro Regioni coinvolte, le Marche hanno assunto impegni finanziari per 240 milioni di euro. Quella delle Marche è stata una emergenza di carattere eccezionale, perché – ricorda Ceriscioli – ha coinvolto un terzo del territorio. A questo punto sono sostanzialmente concluse tutte le attività principali che stanno consentendo ai cittadini di tornare a casa. Fattori determinanti, in questo senso, sono stati, da un lato, la delocalizzazione delle attività produttive (sono aperti oggi 322 cantieri e tutte le attività produttive che avevano fatto richiesta sono state delocalizzate) e, dall’altro, la particolare attenzione per l’edilizia scolastica. Già da un anno, inoltre, non si raccolgono le macerie per strada e la Regione sta seguendo le demolizioni in collaborazione con i Comuni. Per quanto riguarda la ricostruzione, nelle Marche sono arrivate oltre 5 mila richieste, circa 1.500 sono state autorizzate. 192 i milioni di euro concessi e i lavori sono stati liquidati per 40 milioni (per completamento o per stato di avanzamento). “L’iter per le pratiche edilizie non ha avuto però particolari semplificazioni – sottolinea Ceriscioli – e questo è la causa del fatto che il numero dei progetti non è altissimo. Troppi i vincoli che non sono stati eliminati. Il problema è che la ricostruzione continua ad essere portata avanti con strumenti normativi ordinari, mentre noi siamo in una situazione straordinaria. Occorre mettere il territorio in condizione di usare tutte le risorse economiche che sono a disposizione e sono una opportunità straordinaria. Il lavoro della Regione, in questi mesi, è servito a mettere a sistema fondi e progetti, con la creazione di un patto per lo sviluppo che ha coinvolto tutti gli enti e le realtà del territorio e con la messa a sistema di tutti i fondi europei aggiuntivi dedicati al sisma. I 400 milioni di fondi che l’Europa ha destinato alle Marche – aggiunge il presidente – vanno letti come un salto di qualità del sistema. Sono risorse che possono essere impiegate per riqualificare la produzione, per aver strumenti nuovi, creare filiere dove il valore aggiunto rimane in mano alle imprese, per fare formazione e, infine, per accedere al credito”. Sono 70 i bandi attivati, fino a oggi, con il fondo per lo sviluppo regionale (Fesr, che vale 248 milioni di euro), per un totale di 968 domande finanziate e 41 milioni di euro già pagati ai beneficiari. Per quanto riguarda i fondi Psr per l’agricoltura (160 milioni in più rispetto alla dotazione ordinaria), per un totale di 24 bandi attivati i più significativi dei quali sono ancora aperti o con domande in istruttoria. Grazie infine alle risorse del FSE, l’Assessorato al Lavoro e alla Formazione ha pubblicato bandi per il sostegno all’occupazione, al reddito, alla creazione di nuove imprese e alla formazione professionale. Ad oggi, nell’area del sisma, sono 96 le imprese che beneficiano degli aiuti alle assunzioni previsti e 47 le nuove imprese create. Sul fronte della formazione sono usciti bandi dedicati alla popolazione del cratere e finalizzati a concedere incentivi alle imprese intenzionate ad assumere i tirocinanti, che hanno già coinvolto 859 lavoratori.