Il ministro per le Regioni ha appena inviato la bozza ai governatori. Un testo da discutere e migliorare in maniera condivisa. “Ho trovato subito il mondo del lavoro e delle imprese molto sensibile all’idea di una legge quadro che tenesse insieme le ragioni dell’autonomia differenziata – ha detto il titolare per gli Affari regionali, Francesco Boccia, a latere di un incontro tenutosi l’8 novembre sull’autonomia differenziata organizzato da Confindustria Bari-Bat – Ho spiegato più volte – ha continuato Boccia – che autonomia differenziata doveva essere l’interpretazione di tutta la Costituzione italiana. I presidenti delle Regioni mi hanno aiutato in questo, tutti, nessuno escluso, e oggi abbiamo trasmesso alla Conferenza delle Regioni la bozza, finalmente, della legge quadro sull’autonomia che tiene dentro tutti gli articoli del titolo quinto, dal 114 al 120 compreso e io insisto, fa riferimento tanto, ma proprio tanto, all’articolo 3 della Costituzione che impone alla Repubblica di rimuovere ogni ostacolo di ordine economico e sociale”. La stessa autonomia coniuga le opportunità di ciascuno tanto che, come è stato sottolineato all’incontro tra Assolombarda e Confindustria Bari-Bat, è stato sottoscritto “un protocollo d’intesa per creare una sinergia fra le due associazioni imprenditoriali e le rispettive aree di specializzazione per dar vita a progetti comuni per favorire accordi produttivi o commerciali tra le aziende dei rispettivi territori. Mi fa piacere che si sigli oggi questo accordo – ha concluso il ministro – e mi fa piacere che coincida con il giorno in cui la legge quadro sulle Autonomie è stata trasmessa alle Regioni”.
Il Paese unito da Nord a Sud deve ripartire dai territori senza lasciare indietro nessuno. Tra i diversi obiettivi: fabbisogni standard, livelli essenziali di prestazioni definiti da un commissario al fine di garantire una base di omogeneità dei servizi su tutto il territorio nazionale; perequazione infrastrutturale che vincoli una quota dei fondi ad un riequilibrio in favore delle aree più svantaggiate, nonchè una ripartizione equilibrata delle funzioni amministrative tra Regioni ed Enti locali, in attuazione dell’articolo della Costituzione per evitare nuove forme di accentramento regionalista; possibilità per le Regioni di firmare subito con il Governo gli accordi per il trasferimento delle nuove competenze e delle nuove risorse da mandare in Parlamento, avviando in tal modo un percorso ormai tracciato e destinato a chiudersi non oltre un paio di anni.