I rifiuti importati dall’Italia nel 2014 hanno raggiunto 5,9 milioni di tonnellate, in gran parte rottami ferrosi (il 77% sono metalli, l’11% legno), mentre sono 3,8 milioni di tonnellate quelli esportati (di cui il 24% plastica e carta, e il 60% pericolosi). In tutto i rifiuti urbani e industriali che hanno varcato i confini, tra ingresso e uscita, hanno quasi raggiunto le 10 milioni di tonnellate. A dirlo il rapporto “L’Italia del riciclo realizzato da Fise Unire (l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile (Fss). «Il paradosso – si fa presente in un approfondimento ad hoc dedicato all’import-export del report presentato oggi a Roma – è che 450 mila tonnellate di rifiuti importati, circa l’8% di quelli trasportati nel nostro Paese per essere trattati, equivalgono per volume e tipologia a rifiuti italiani spediti all’estero, con costi spesso esorbitanti». L’import – viene spiegato – riguarda perlopiù imprese ed enti del nord Italia (ricevono il 96% della quantità in entrata); l’export interessa anche il centro-sud (da dove parte quasi il 40% dei rifiuti). Il 99% dei rifiuti importati arriva da Paesi europi; per l’export ne accolgo il 77%. Tra il 2009 e il 2014 i rifiuti importati sono cresciuti del 60%, quelli esportati del 10%.