A partire dal 1972, la lista dei siti considerati dall’Unesco patrimonio dell’umanità è divenuta la più autorevole base di misurazione della distribuzione mondiale dei luoghi di interesse storico, culturale o naturale. Il numero di siti Unesco presenti in un Paese è in relazione all’eccellenza del patrimonio, come pure dalla capacità di presentare candidature convincenti per l’iscrizione di nuovi siti, dal peso politico e dalla capacità del Paese stesso di trovare partner per sostenerle e dal grado di conoscenza dei siti proposti da parte del pubblico internazionale.
L’Istat evidenzia che tutti i Paesi dell’Ue hanno almeno un sito Unesco. Undici di essi ne hanno più di 10 sul proprio territorio. Complessivamente, più di un terzo del patrimonio mondiale registrato è attualmente nell’Unione. L’Italia, con 47 siti esclusivi e 6 siti transfrontalieri è prima al mondo per numero complessivo e seconda, dopo la Cina, attribuendo ai singoli Stati una frazione dei 37 siti transfrontalieri. Il dato testimonia la presenza di un eccezionale bagaglio di conoscenze incorporato nel panorama fisico e umano europeo, italiano in particolare. Questi saperi operano nel contesto sociale ed economico come elementi di identità e coesione, oggetti di studio e fattori di sviluppo anche di carattere scientifico e tecnologico, come ad esempio quelli relative al restauro e alla conservazione.
Le conoscenze relative al patrimonio mondiale sono diffuse e utilizzate in misura crescente attraverso i mezzi di comunicazione di massa, incluso Internet. Il patrimonio è presente nelle immagini, nei suoni e nei testi disponibili per la fruizione di massa, anche virtuale (oggetto quindi di attenzione e ricerca a livello globale). Attraverso il numero di visualizzazioni degli articoli relativi al patrimonio mondiale nella enciclopedia virtuale Wikipedia si può, ad esempio, misurare l’interesse globale attratto dai siti più noti o suggestivi. Il Rapporto dell’Istat sulla conoscenza a tale proposito rileva che tra i primi venti di maggiore interesse, dieci si trovano nella Ue, e di questi tre (oltre il Vaticano) sono in Italia. L’interesse da parte del pubblico globale si concentra su città storiche e siti archeologici.
Seppure in un’ottica di turismo sostenibile, la più diretta misura del valore economico, oltre che culturale, dei siti del patrimonio Unesco è data dalla loro capacità di attrarre flussi turistici. Delle 276 regioni dell’Ue, 195 ospitano almeno un sito o parte di esso; in Croazia, Toscana e Sicilia si raggiungono o superano i sette siti. In queste regioni, tuttavia, si osserva una relazione solo lievemente positiva tra numero di siti ospitati e presenze turistiche rapportati alla popolazione residente; la crescita delle presenze risulta invece indipendente da entrambe. Per l’attrattività turistica di una regione, accanto al suo patrimonio storico-artistico e naturale, sono infatti importanti il patrimonio immateriale (cibo, tradizioni, cultura in senso lato), la qualità delle infrastrutture turistiche e (cosa fondamentale) la facilità di accesso e movimento.