A garantire l’aggiornamento dell’inventario dei gas serra per l’Italia ogni anno è l’Ispra su incarico del Ministero dell’Ambiente. Ed è proprio l’ultimo monitoraggio che ci mostra come nel terzo trimestre di quest’anno, la stima tendenziale delle emissioni dei gas serra veda un leggero aumento rispetto al 2017, pari allo 0,4% a fronte di una crescita del Pil attestatasi allo 0,8%. Dai dati si può osservare un disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico, anche se rispetto ai tre mesi precedenti, per la prima volta dopo diversi anni, viene riscontrato che a una riduzione del Pil si associa un incremento delle emissioni di gas serra.
L’aumento segnalato dall’Ispra è dovuto principalmente ai settori dei trasporti (1,7%), per un maggior consumo di gasolio del trasporto su strada (3,1%) e del riscaldamento (1,6%). La produzione di energia, invece, registra una riduzione (‐1,0%) determinata, prevalentemente, dalla diminuzione complessiva della produzione di energia termoelettrica. L’effetto serra si è notevolmente intensificato nel tempo a causa delle diverse attività antropiche che, generando quantità aggiuntive di gas serra, hanno provocato un rapido incremento della temperatura media del globo. L’uso di fonti fossili come carbone, gas e petrolio, nonchè le attività industriali e la deforestazione hanno provocato una vera e propria impennata delle emissioni di gas serra come il metano, il protossido d’azoto e l’anidride carbonica. Quest’ultima in particolare deriva da tutti i fenomeni di combustione utilizzati per le attività umane ed è la principale responsabile del riscaldamento globale. Come intervenire per contenere il problema? Attraverso il taglio delle emissioni grazie all’utilizzo delle energie rinnovabili e dei veicoli elettrici, efficienza energetica, riciclo dei rifiuti e attraverso la riforestazione. Vi è poi l’ipotesi della cattura e dello stoccaggio del carbonio (Ccs), un procedimento assai costoso che è ancora a livello sperimentale.